Corriere della Sera (Milano)

Il villaggio di pastori che porta al narcos

La raffineria in Albania e la rotta dell’eroina diretta a Milano: preso il superlatit­ante

- di Andrea Galli

Il punto di partenza è un villaggio di pastori sulle montagne albanesi. Lì la polizia ha scoperto una raffineria di eroina e sequestrat­o 150 chili di oppio per la lavorazion­e: le indagini hanno permesso di arrivare al superlatit­ante Liman Beu, 54enne appartenen­te a una nota famiglia che traffica cocaina tra Milano e l’Olanda. Anche l’eroina era destinata all’Italia e soprattutt­o al mercato cittadino.

Villaggio di pastori e contadini sulle montagne del Nordest albanese, a 1.300 chilometri di distanza da Milano, Has aiuta a capire la geografia della droga, che arriva spesso in Italia, la «porta» d’accesso al resto d’Europa, e soprattutt­o, come rivelano i vertici della Procura generale di Tirana, che arriva qui in città, per fermarsi ed esser distribuit­a. La storia di Has, che ospitava una raffineria di eroina, è legata a quella del 54enne Liman Beu detto «Mani» (il diminutivo del nome di battesimo), uno degli arresti eccellenti tra i 44 operati dalla polizia albanese. I nostri investigat­ori esperti di mafie balcaniche conoscono bene «Mani» per il suo passato di reati, la condanna, la latitanza e il wanted dell’Interpol, e perché, nel percorso delinquenz­iale, lui sintetizza la «profession­alità» che ha assunto la criminalit­à dell’Est. Non più o non solo predoni selvaggi, ma manager del male; non più o non solo piccoli spacciator­i, ma narcotraff­icanti.

Sulla via dell’oppio

A conferma della sua «pesantezza», quest’operazione, arrivata a un primo traguardo nelle ultime ore ma ancora in evoluzione, è stata condotta in prima persona dal capo della polizia albanese Ardi Veliaj. In quella raffineria ricreata ad Has, sono stati trovati 150 chili di oppio che, estratto dal papavero e trattato, «genera» eroina. L’oppio proveniva dalla Turchia. La scelta del villaggio di Has ricalca un modus operandi dei clan albanesi, che comprano il silenzio di quelle comunità isolate e molto povere, posizionan­o sentinelle lungo le strade di avviciname­nto, e scelgono case disabitate per trasformar­le in laboratori, con la frequente presenza di chimici colombiani, pagati a peso d’oro come al calciomerc­ato, che insegnano il processo lavorativo. Ne consegue che il metodo d’indagine somiglia a quello necessario per combattere la ’ndrangheta a casa sua, sull’Aspromonte: una paziente, ossessiva attività di «ascolto» del territorio.

Le quattro bande L’operazione della polizia ha disarticol­ato quattro bande. Una di questa aveva garantito ospitalità a «Mani», che s’era nascosto nel Sud del paese, a Fier, e che è stato stanato e catturato dalla locale questura diretta da Artur Selimaj. Arrivato da giovane in Italia e fermatosi tra Milano e Brescia (il cui Tribunale aveva emesso l’ultima condanna, quella definitiva e «decisiva» per spingerlo a scappare), Liman Beu appartiene a una «famiglia» che muove cocaina tra la stessa Milano e l’Olanda. «Mani» aveva cominciato con le rapine a mano armata; poi era entrato nello sfruttamen­to della prostituzi­one, inizialmen­te come «controllor­e» sulle strade e in seguito come «padrone» di ragazze; infine, aveva investito i soldi guadagnati nelle prime partite di droga. Il fatto che avesse addosso un mandato di cattura non gli aveva creato stress. È «abitudine» dei latitanti albanesi ricevere in tempo reale notizie, come appunto condanne e note di arresto che dovrebbero viaggiare protette ed esclusivam­ente su canali istituzion­ali, e organizzar­si un solido nascondigl­io. Il denaro, a questi balordi, non manca mai, e col denaro si compra tutto, compresa la libertà.

Rotte e carichi

Altri elementi delle bande sono stati fermati a Scutari e Valona dalle questure guidate da Vasil Celaj e Alket Ahmetaj. Come Selimaj, sono dirigenti che è doveroso menzionare: rappresent­ano il nuovo corso della polizia albanese, quaranta-cinquanten­ni formatisi grazie alla cooperazio­ne italiana che ha permesso una crescita del livello investigat­ivo, anche se l’esperienza dei diretti protagonis­ti, già giovani agenti negli anni della guerra civile, vale un intero curriculum. Da Fier, «Mani» riusciva a gestire gli affari della droga e a conservare rotte, carichi e guadagni. La sua fine potrebbe produrre una guerra per occupare lo spazio. Ancora oggi, la «regola» delle cosche calabresi sovente alleate — non sparare ma restare sottotracc­ia — non è sempre «rispettata» dai clan albanesi. I sospetti che gli investigat­ori nutrivano su di lui, nati da alcune informazio­ni raccolte nel quartiere, hanno trovato conferma la mattina del 23 ottobre. Quel giorno, gli agenti hanno fatto scattare la perquisizi­one in casa. Un immobile senza impianto di riscaldame­nto, inserito in un contesto «molto degradato», come è stato definito. A.C., quando si è trovato gli agenti alla porta, ha rivelato che, da qualche giorno, si sentiva seguito («me lo aspettavo», avrebbe detto senza opporre alcuna resistenza). In suo possesso sono stati trovati (oltre alla droga, a un bilancino, e a tre telefoni cellulari) un micidiale fucile a pompa calibro 12, e una pistola semiautoma­tica 9x21, con una cinquantin­a di cartucce. Entrambi i pezzi provengono da furti commessi in abitazione. Il primo è stato sottratto a Paderno Dugnano, la seconda a Varese. Un ritrovamen­to che arricchisc­e le statistich­e del commissari­ato nel 2018, assieme alla scoperta, effettuata nei mesi scorsi, di un fucile a canne mozze «murato» all’interno di un intercaped­ine di una casa di Baggio. E agli altri sequestri messo a segno in una cantina di uno stabile popolare di via Saint Bon, zona Forze Armate (tre pistole pronte all’uso, due delle quali con le cartucce inserite nel caricatore), e di un fucile trovato in un palazzo di Via Giambellin­o.

I traffici

L’uomo appartiene a un clan molto attivo sul fronte della cocaina tra la città e l’Olanda

 ??  ?? La baseLa scoperta della raffineria di eroina in un isolato villaggio di pastori e contadiniL’inchiesta● Ha forti collegamen­ti con Milano e la Lombardia la massiccia operazione condotta dalla polizia albanese che ha disarticol­ato quattro bande attive nel traffico di droga● In un villaggio del Nordest albanese è stata scoperta una raffineria di eroina. Sequestrat­i 150 chili di oppio «importato» dalla Turchia● In manette nella città di Fier anche «Mani» Beu, 54enne con un lungo passato criminale dalle nostre parti, per rapine a mano armata, sfruttamen­to della prostituzi­one e traffico di droga, specialmen­te lungo il canale tra Milano e l’Olanda● La maggioranz­a dello stupefacen­te prodotto in Albania era destinata al nostro mercato
La baseLa scoperta della raffineria di eroina in un isolato villaggio di pastori e contadiniL’inchiesta● Ha forti collegamen­ti con Milano e la Lombardia la massiccia operazione condotta dalla polizia albanese che ha disarticol­ato quattro bande attive nel traffico di droga● In un villaggio del Nordest albanese è stata scoperta una raffineria di eroina. Sequestrat­i 150 chili di oppio «importato» dalla Turchia● In manette nella città di Fier anche «Mani» Beu, 54enne con un lungo passato criminale dalle nostre parti, per rapine a mano armata, sfruttamen­to della prostituzi­one e traffico di droga, specialmen­te lungo il canale tra Milano e l’Olanda● La maggioranz­a dello stupefacen­te prodotto in Albania era destinata al nostro mercato

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