Il medico ribelle che rifiuta il pc: escluso dall’Ats
Di Lorenzo rifiuta il «Siss». Petizione tra gli assistiti: va riassunto
Punito per essere un medico di famiglia ribelle all’informatica. «Dal primo agosto 2018 — scrive l’Ats (ex Asl) di Milano — è stata disposta la cessazione della sua convenzione per la Medicina generale». Nessun paziente può più essere curato da Nicola Di Lorenzo, 60 anni con il servizio sanitario nazionale. la replica: «Con il sistema informatico rischio la privacy».
Punito per essere un dottore ribelle all’informatica; e per la verità l’unico in Italia a parte un collega del Friuli Venezia Giulia: «Con effetto dal primo agosto 2018 — scrive l’Ats (ex Asl) di Milano — è stata disposta la cessazione della sua convenzione per la Medicina generale». Fuori dal gergo tecnico: nessun paziente può più andare da lui con il servizio sanitario nazionale.
Nicola Di Lorenzo, 60 anni, medico di famiglia da 31 e 1.200 pazienti seguiti nello studio di via Manzoni a Marcallo, zona Magenta, non ha mai voluto collegarsi al Sistema informativo socio sanitario della Lombardia (SISS), che comporta l’inserimento in un Cervellone regionale dei dati personali sulla nostra salute: le analisi mediche, i farmaci prescritti, i ricoveri in ospedale, tutte informazioni che sono richieste in nome di una più efficace programmazione sanitaria: «A rischio — denuncia Di Lorenzo — è la privacy dei miei pazienti». Soprattutto a partire dal 2009, i suoi 6.500 colleghi lombardi si sono adeguati uno dopo l’altro, anche se ancora oggi ogni volta che andiamo a fare una visita i dottori si lamentano perché il sistema informatico si impalla anche per una sola ricetta: «La medicina non può essere burocrazia — annuisce Di Lorenzo —. È cura».
Dopo la raccolta di 500 firme in una petizione inviata all’Ats di Milano e un’assemblea pubblica a Marcallo il 20 ottobre, in questi giorni i pazienti di Di Lorenzo si stanno organizzando per adire le vie legali: «Rivogliamo il nostro medico — insiste Jenni Bertin, 41 anni, carriera in una multinazionale francese e incinta all’ottavo mese, portavoce del comitato Ippocrate, fondato proprio per aiutare Di Lorenzo —. Purtroppo per i pezzi grossi della Sanità lombarda siamo solo dei numeri e finora nessuna delle nostre richieste per un suo reintegro è andata a buon fine».
Dieci anni di braccio di ferro. Con una fitta corrispondenza tra il medico e i vertici sanitari: si succedono i manager, cambiano i nomi delle istituzioni, ma la questione resta sempre la stessa. «Risulta l’unico medico convenzionato ad avere rifiutato l’adesione ad un sistema istituito dallo Stato e gestito dalla Regione (tramite Lombardia Informatica, ndr)», gli fa presente il funzionario Galdino Cassavia dell’Ats in una delle molteplici lettere. «Si invita a riconsiderare la sua decisione in considerazione dei benefici che ne trarrebbero i suoi assistiti — scrive il direttore sanitario dell’(allora) Asl Ermenegildo Maltagliati in un’altra comunicazione che risale addirittura al 12 novembre 2008 —. Ciò le consentirebbe di beneficiare degli incentivi economici riconosciuti». Insiste Giorgio Scivoletto, a metà del 2015 dg dell’Asl Milano 1: «Il sistema Siss è conforme al Codice in materia di trattamento dei dati personali».
Di Lorenzo ripete le proprie motivazioni in un’infinità di missive: «Il medico di famiglia ha un impegno nei riguardi della persona in quanto tale e non come portatrice di malattia; il suo valore si definisce in termini di relazioni, non di tecnologia e servizi. Il medico di famiglia è sempre il primo a rispondere alla sofferenza in un rapporto privilegiato con i segreti della famiglia — scrive —. A questo ruolo si vuole sostituire, a tappe forzate e senza le dovute cautele in ordine alla tutela della riservatezza del paziente, una funzione manageriale, fatta di competenze socioeconomiche, sottraendo tempo, energie, attenzione, alla parte essenziale della professione. Sarebbe inaccettabile che, in nome di procedure burocratiche, ancorché per finalità di contenimento della spesa, venisse divulgata qualsiasi notizia inerente la condizione del malato».
I suoi pazienti lo ringraziano, ma gli chiedono un passo indietro: «Sappiamo che le costa molto, ma in qualità di nostro medico di fiducia la preghiamo di adeguarsi a un sistema che, seppur non sempre corretto, ci permette di poterla scegliere ancora come dottore». Alla fine esausto, al
Corriere Di Lorenzo confida: «Sono pronto ad adeguarmi per loro, anche se so che dietro a una singola ricetta inserita nel Sistema informativo regionale ci può essere un pezzo di vita di un paziente che rischia di essere svenduto a chi vuole conoscere i dati sanitari, l’oro del Terzo millennio». Adesso c’è da capire quel che succederà.
Pronto ad adeguarmi anche se dietro a ogni singola ricetta c’è il rischio di diffusione dei dati