Esauriti i fondi Chiude il Sert
La onlus di via Ventura: «Pazienti in aumento, ma non gli stanziamenti. Intercettiamo gli invisibili»
«Quattrocentocinquanta pazienti che seguiamo, circa un quarto under 25 e moltissimi minori, rimarranno senza di noi, senza il presidio che li segue. Li dirotteremo sui Sert pubblici, dove però non avevano mai voluto andare. Noi chiudiamo per mancanza di fondi». L’allarme arriva dallo Smi, Servizio Multidisciplinare integrato di via Ventura, in zona Lambrate, che cura tossicodipendenze. Una sorta di Sert convenzionato che per gli utenti è gratuito, ma a differenza di quelli del Servizio sanitario nazionale è gestito da un ente privato non profit (in questo caso, Fondazione Eris). Ce ne sono solo due a Milano: «La Lombardia è l’unica Regione in Italia ad offrire questo servizio d’eccellenza che raccoglie utenza complementare rispetto a quella dei Sert pubblici. Le domande sono in continua crescita, adesso arriviamo a seguire 800 pazienti l’anno», racconta il fondatore Pietro Farneti. Il problema è che l’aumento di utenti non corrisponde ad un aumento degli stanziamenti, anzi. La struttura, che esiste da dieci anni, nel 2016 il finanziamento era stato di 1,4 milioni annui, nel 2017 di 1,35 milioni, quest’anno di 1,15 milioni: «Abbiamo finito tutti i fondi il 16 ottobre, ciascun paziente al mese ci costa 212 euro. Abbiamo chiesto una integrazione di 300 mila euro per finire l’anno ma ad oggi non ci è stata concessa — continua Farneti —. Per questo nel giro di dieci giorni massimo dovremo chiudere: spediremo altrove i nostri pazienti e diremo ai 19 operatori stipendiati dello Smi che li lasciamo a casa». L’assessore regionale Giulio Gallera non si scompone: «Ho ben presente la situazione e la nostra attenzione rispetto agli Smi è crescente, ma i servizi che lavorano con noi devono aver ben presente i vincoli di budget, anche a costo di dover ridurre le prestazioni erogate se non compatibili con i vincoli economici», dice. Ogni soluzione «è meglio che chiudere — continua —. Siamo di fronte a bisogni complessi cui far fronte, dall’assistenza domiciliare alle neuropsichiatrie per minori, il nostro sforzo è massimo, a novembre faremo ancora una ricognizione generale di tutte le strutture che hanno chiesto risorse in più ma non riusciamo a stare dietro a tutto». L’assessore sottolinea comunque che il budget iniziale è cresciuto dal 2016 e rimasto invariato rispetto all’anno scorso: la differenza è che gli altri anni erano intervenute le integrazioni (290 mila nel 2016, 160 mila nel 2017). Quest’anno invece non si sono ancora viste.