Sala detta la linea «Vita da mediano per il segretario pd»
Il sindaco: un leader di dialogo, opposizione e tanto lavoro. «No alle parate neofasciste»
La ricetta di Beppe Sala per risollevare un Pd ai minimi storici è affidare il partito a un segretario più di lotta che di governo, uno che — per dirla con un’immagine usata dallo stesso sindaco e cara all’universo interista — «abbia voglia di fare la vita da mediano». Davanti alla platea del Forum nazionale dei dem a Milano, Sala non si tira indietro, e traccia il profilo del leader che serve a un partito «a cui voglio bene anche se non ho la tessera»: «Voglio uno che ami il ruolo di segretario e che non si faccia mai tentare dall’essere candidato premier — chiarisce il sindaco — che lavori sette giorni su sette, ma uno solo stia a Roma, mentre il resto della settimana vada in giro, che sappia lavorare con gli altri e costruisca partnership non solo all’interno del partito perché dobbiamo parlare con tutti». E soprattutto che imposti una linea di «opposizione più dura» al governo del cambiamento in salsa penta-leghista. Che cosa voglia dire, Sala lo spiega tornando alla recente vicenda di Lodi, la città lombarda dove un sindaco leghista vorrebbe «impedire agli alunni extracomunitari di mangiare in mensa con i compagni». «Al prossimo caso simile vorrei un segretario che organizzi centinaia di persone fuori dal municipio ogni giorno, finché il sindaco non cambia idea. Questa è opposizione, non solo quella sulle pagine dei giornali, ma in piazza». Parole che possono sembrare un endorsement per Maurizio Martina. Ma su questo punto Sala è netto: «Non voterò, come non l’ho fatto al precedente congresso». Quindi, inutile chiedergli preferenze tra le candidatura che si vanno a delineare. «Non sosterrò nessun candidato — ribadisce —. Ascolterò tutti». E a tutti loro offrirà l’esempio milanese, che il sindaco riassume così: «Rilanciamo in continuazione: abbiamo i piedi per terra e lo sguardo lungo verso il futuro». Sulle periferie, sulle infrastrutture e il trasporto pubblico, sull’immigrazione, sull’ambiente, anche sull’opportunità di cogliere la sfida olimpica.
La forza di questo modello, indica Sala, è rappresentata dalla «partecipazione attiva». Motivo per cui, prosegue, «non sentiamo i sondaggi, non ci chiudiamo in conclave per decidere, ma ascoltiamo, creiamo rete, e questo dà un ritorno». C’è poi la convinzione che sviluppo e solidarietà debbano sempre andare a braccetto «e su queste linee non abbiamo sbandato».
Intanto Sala invita le autorità a «vietare» la parata di «gruppi neofascisti» annunciato per il primo novembre al Campo X del cimitero Maggiore. «Un gesto che non possiamo accettare», è la posizione che il sindaco affida a un tweet. «Milano — conclude — è e sarà sempre una città antifascista».