Corriere della Sera (Milano)

Ghali Eleganza trap

Sold out al Forum di Assago per il live del rapper milanese nato da genitori tunisini «Sognavo questo concerto fin da quando ero piccolo»

- Raffaella Oliva

«Questo spettacolo ho iniziato a immaginarl­o da piccolo. Hai presente quando da bambino sogni un concerto tutto tuo e pensi di cantare davanti a un pubblico?». Ghali parla così del suo live di scena stasera al Forum di Assago. Biglietti esauriti per il rapper nato a Milano da genitori tunisini, cresciuto in via Padova e poi a Baggio, che con il disco d’esordio «Album» ha conquistat­o grandi e piccini, pubblico e critica. Ora eccolo sul palco davanti a migliaia di persone che conoscono a memoria le sue canzoni, inclusi i recenti singoli «Cara Italia» e «Peace & Love» (con Sfera Ebbasta), e lo ascoltano adoranti mentre si racconta a un amico immaginari­o di nome Jimmy. «Amico immaginari­o per davvero», precisa Ghali Amdouni, classe 1993. «Non avendo fratelli, da piccolo, quando ero solo, parlavo e giocavo con lui: gli dicevo che da grande sarebbe diventato famoso».

Lei, famoso, ora lo è. Aveva paura di questo tour?

«Sì, perché non sapevo se ciò che era da sempre nella mia testa sarebbe piaciuto ai miei fan. Ma dopo la data zero del 18 ottobre a Mantova, quando ho capito che era andata bene, mi sono rilassato».

Sul palco è vestito Gucci: cos’è, per lei, la moda?

«Informazio­ne. Se ti mostro una foto di qualcuno, dall’abbigliame­nto

Dalla periferia Ghali, all’anagrafe Ghali Amdouni, 25 anni. È cresciuto tra via Padova e Baggio

puoi capire a quando risale. Il modo in cui ti vesti rappresent­a da dove vieni, la tua epoca. E sul palco è uguale, gli abiti contribuis­cono a creare l’atmosfera. Ne sono convinto, sarà che mia mamma ha sempre curato molto il mio look: la scelta dei colori, degli abbinament­i, le scarpe, i lacci, tutto».

Molti rapper vivono il successo come rivalsa e ritengono sia giusto ostentare i soldi guadagnati con la musica: che cosa ne pensa?

«L’ostentazio­ne è il tipico atteggiame­nto di chi non aveva niente e improvvisa­mente si ritrova ad avere tutto. In passato mi ha tolto tanto, adesso so che non fa per me: ostentare con chi ha poco o nulla è sbagliato, significa non evolversi. Anche se si ha successo non bisogna farsi abbagliare da un certo stile di vita. Se vuoi durare il focus deve restare sulla musica, che per me non è rivalsa, è evasione dalla realtà».

Parte dal rap e dalla trap, ma ha un’anima pop e nei suoi brani non mancano accenni dancehall, tribaleggi­anti, mediorient­ali. Poi ci sono i testi: in «Cara Italia» canta «quando mi dicon “vai a casa!”, oh eh oh, rispondo “sono già qua”». È la musica dell’integrazio­ne?

«Non amo parlare di politica, preferisco siano la mia musica e il mio esempio a parlare per me, a mettere un seme in testa a chi mi segue. Non mi sono mai sentito straniero, né escluso. Quando mi escludevan­o ero io, alla fine, che non volevo essere come chi non mi accettava».

A Baggio, e a Milano, che cosa vorrebbe che non c’è?

«Qualcosa che non c’è più. Sono cresciuto frequentan­do campetti e parchetti, lì scoperto l’arte di strada, il freestyle, e da lì sono usciti tanti talenti: dalla strada, dal confronto, dallo stare insieme. Adesso i ragazzi tornano da scuola e stanno a casa col cellulare. Vorrei si tornasse indietro».

 Curo molto il mio look: la moda è informazio­ne e il modo in cui ti vesti dice da dove vieni Sul palco gli abiti aiutano a creare l’atmosfera

Non mi sono mai sentito escluso Quando restavo ai margini ero io, alla fine, che non volevo essere come chi non mi accettava

Sono cresciuto nei parchi, dove ho scoperto l’arte di strada Ora i ragazzi stanno a casa col cellulare, vorrei che si tornasse indietro

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