Torna a casa il San Carlo rubato nel 1992
Quando lo portarono via dalla chiesa dei SS. Pietro e Paolo era un pomeriggio di febbraio del 1992. Un ladro nascosto nel confessionale, il complice fuori ad aspettarlo. L’avevano chiuso nel portabagagli ed erano spariti nella nebbia. Esattamente 26 anni dopo, ieri mattina il «San Carlo Borromeo in contemplazione», opera del XVII secolo attribuita a Daniele Crespi, è tornato al suo posto nella parrocchia di Cavenago d’Adda (Lodi). A riportarlo in paese è stato il maggiore Christian Costantini, comandante del nucleo di Tutela del patrimonio culturale di Venezia dei carabinieri. Il quadro, opera di uno dei massimi esponenti del Seicento lombardo, è stato rinvenuto un mese fa nel salotto di un collezionista a Borso del Grappa (Treviso) durante una perquisizione alla ricerca di capolavori rubati. Gli esperti del nucleo artistico hanno riconosciuto la tela grazie alla Banca dati dei beni culturali illecitamente sottratti. «È probabile che il collezionista lo detenesse da diversi anni — racconta il maggiore Costantini —, ma stiamo ancora ricostruendo tutti i passaggi. È possibile che sia passato attraverso diverse mani, anche all’estero dove le opere d’arte sacra italiane hanno richieste enormi. Sul mercato delle tele rubate, il “San Carlo” di Cavenago può valere fino a 80mila euro». Un’opera preziosa e rara (si racconta che sia una delle poche, se non l’unica, per cui il cardinal Borromeo posò di persona) che il 5 febbraio 1992 prese il volo dalla chiesa lodigiana insieme ad altri due quadri del Seicento lombardo: «Sant’Anna con la Vergine» e «San Francesco benedicente», opere di anonimi. Tele mai ritrovate. «Fui io a denunciarne il furto il giorno stesso — racconta l’allora sindaco Ferruccio Pallavera —; il “San Carlo” ha un immenso valore devozionale per il paese». L’opera non verrà riposizionata in chiesa, ma sarà tenuta in un luogo sicuro in attesa del restauro. Solo allora sarà decisa la sua destinazione.