UNA CORSA CONTRO IL TEMPO
Domenica scorsa, dal palco del Pd riunito a Milano, il sindaco Beppe Sala ha iniziato una sorta di corsa contro il tempo. Se l’antidoto al populismo, come vanno ripetendo da tempo i leader del centrosinistra, è «fare le cose», l’esempio milanese nei prossimi tempi sarà guardato con interesse. Sala lo sa e di fronte alla platea, ammaccata, del Pd nazionale ha giocato il suo ruolo. Un ruolo insolito — di uno che non ha la tessera, che non voterà alle primarie, ma che «vuole bene a questo partito» — ma non per questo poco rilevante. Anzi, le «mani libere» del sindaco — non dirà nemmeno chi preferisce tra i candidati alle primarie — rendono ancora più politica la sua funzione. E infatti, ai dirigenti dei democratici che lo ascoltavano in platea, ha impartito, con garbo ma chiaramente, una «lezione» su cosa si dovrebbe fare secondo lui per rilanciare la sua parte politica. Un segretario che faccia il «mediano», stia a Roma «un solo giorno alla settimana», e, in caso di nuovi episodi simili a quello di Lodi, organizzi «centinaia di persone per manifestare ogni giorno fuori dal municipio», si presume leghista. Ma, oltre che per il Pd, anche per Sala è iniziata una corsa contro il tempo. L’ex manager, che con la politica ci ha preso gusto, ritiene di aver individuato la chiave per arginare l’avanzata leghista in città. Nel caso specifico, un vasto piano di interventi nelle periferie con tempi «certi» di realizzazione. Il suo tentativo non sarà solo una questione milanese: la strada di una (complicata) rinascita del Pd passa anche da qui.