Corriere della Sera (Milano)

Paul Klee tra cielo e terra Viaggio all’origine del mito del grande artista svizzero

Il pittore svizzero protagonis­ta di una mostra al Mudec Dal Primitivis­mo alla creazione di una nuova estetica

- di Francesca Bonazzoli

Filosofo, teorico dell’arte, violinista e artista, Paul Klee non è di quei pittori che si godono con spensierat­ezza, come una giornata di sole. Per entrare nel suo repertorio di simboli, segni e motivi fantastici, bisogna prendersi del tempo e studiare. L’artista, per Klee, è infatti un alchimista, un mediatore di un territorio di mezzo fra terra e cielo e l’idea della nuova mostra del Mudec, «Paul Klee. Alle origini dell’arte», è proprio quella di raccontare come l’artista svizzero arrivò a elaborare un’arte nuova congiungen­do astrattism­o e realismo secondo la formula da lui stesso coniata: «Il soggetto era il mondo, seppure non questo mondo visibile».

«Vogliamo indagare la sua relazione con il primitivis­mo e la strada per la quale arrivò a costruire una nuova estetica staccandos­i dalla storia dell’arte occidental­e per esplorare la preistoria del visibile», spiega Raffaella Resch, curatrice della mostra assieme a Michele Dantini.

Il percorso espositivo si dipana attraverso un centinaio di opere, raggruppat­e per temi, che presentano Klee come un «eretico» che andò ad attingere al repertorio delle arti extraeurop­ee e anche al mondo fantastico dei bambini per creare un nuovo vocabolari­o di forme, complesso e ricercato. Si comincia con la prima sezione dedicata alle caricature che non servirono a Klee a far emergere maschere satiriche, bensì caratteri psicologic­i. Si passa poi alla stanza dedicata all’artista mistico e veggente che cerca i suoi repertori nella «sublime isteria» dell’arte bizantina, islamica, medievale. Qui, in un tavolo al centro, sono esposti alcuni acquerelli di un anonimo artista tunisino, acquistati a Tunisi in occasione di un viaggio del 1914 al ritorno del quale Klee dichiarò: «Questo è il momento più felice della vita: il colore e io siamo una cosa sola. Sono pittore», risolvendo così finalmente il suo senso di inadeguate­zza.

Si prosegue con il focus su alfabeti, geroglific­i, ideogrammi, strumenti per arrivare alla «sintesi di visione esterna e contemplaz­ione interiore», e a questo punto il percorso fa una digression­e verso una sala dedicata all’arte africana e un teatro di marionette. «Nell’arte si può anche cominciare da capo, e ciò è evidente, più che altrove, nelle raccolte etnografic­he oppure a casa propria, nella stanza riservata ai bambini», scriveva Klee. Infine, l’ultima sezione raccoglie la maggior parte delle opere e riduce al minimo la didattica per lasciare il pubblico libero di emozionars­i e immedesima­rsi nell’esperienza di sintonia panica di Klee.

Manca un po’ il contesto dell’epoca, lo stesso in cui nacquero lo spirituale nell’arte di Kandinsky, l’esperienza del Blaue Reiter, le ricerche del gruppo di Schwabing, a Monaco, in cui Marianne von Werefkin sosteneva che il futuro dell’arte fosse l’arte emozionale. Klee era certo una sensibilit­à fuori dal comune, ma non un genio solitario e la sua era una ricerca all’epoca condivisa da molti che vedevano nel XX secolo l’avanzare della scomparsa del sacro.

Il percorso L’artista è presentato come un «eretico» che attingeva alle culture altre e all’universo dei bambini

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 ?? (foto Claudio Furlan/ LaPresse) ?? Stanze L’allestimen­to al Mudec. Nella foto in basso, un ritratto in bianco e nero di Paul Klee accostato alle sue opere
(foto Claudio Furlan/ LaPresse) Stanze L’allestimen­to al Mudec. Nella foto in basso, un ritratto in bianco e nero di Paul Klee accostato alle sue opere
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