Rapporti Lega-M5S
IL PREZZO DEL DUELLO SULLE OPERE
Il presidente della Regione Attilio Fontana — che riesce spesso a farsi capire tenendosi alla larga dai toni forti — parla di «visioni politiche diverse». Ma ora che il caso Tav sta divampando anche in Lombardia è evidente che Movimento Cinque Stelle e Lega, nonostante la partnership di governo nazionale, non sono separate da semplici differenze ma sono piuttosto in rotta di collisione. Al Pirellone, in effetti, governa un «tradizionale» centrodestra, con trazione leghista sempre più solida rispetto ai tempi in cui erano i berlusconiani di Forza Italia a dettare la linea. L’appoggio grillino al referendum sull’autonomia voluto da Roberto Maroni e l’esito del voto del 4 marzo avevano autorizzato a ipotizzare scenari nuovi. Anche perché, rispetto alla passata legislatura, il gruppo consiliare pentastellato ha ridotto la guerriglia d’aula e concesso qualche astensione tutt’altro che sgradita alla maggioranza. Però, oltre alla raffica di mozioni, ordini del giorno e dichiarazioni contro la giunta, i Cinque Stelle hanno continuato a cannoneggiare senza esitazioni il progetto della Pedemontana — al quale i leghisti tengono molto — e poi (almeno ufficialmente) anche l’operazione Olimpiadi. È vero che tra gli attuali e gli ex consiglieri grillini c’è più di un pontiere che nei corridoi cerca di costruire un’osmosi politica su qualche partita, ma colpire i leghisti sulle grandi opere, più che «visioni politiche diverse» significa scontro frontale. Un duello che rischia di riprodursi nel nuovo cda di Trenord: M5S in quota Fs e Lega sul versante regionale. E non è una buona prospettiva.