Dal muro al presidio fisso: la «chiamata» a Salvini
Il muro c’è ma non basta. La nuova richiesta firmata dal sindaco Beppe Sala è indirizzata ancora una volta al ministro dell’Interno Matteo Salvini: un presidio costante di agenti al «boschetto della droga» di Rogoredo. «Oggi la polizia a fa un giro e sta un’ora, (i pusher, ndr) spariscono tutti, ma se non ci sono 40 uomini in più che possono stare lì, se ne vanno e poi tornano» ha spiegato il sindaco in un’intervista a Radio Capital. «Con Salvini io ci parlo, lo conosco da tanti anni. Gli sto dicendo di trovare delle formule per collaborare in modo concreto su aree particolari» ha proseguito Sala: «Dimostriamo che al di là delle differenze bisogna e si può lavorare insieme». Il muro è stato costruito ma la sua efficacia è parziale. Perché la «piazza» di Rogoredo è divisa in due succursali: una in via Orwell, che ormai è blindata dalla barriera, e l’altra al di là dei binari, su una collinetta alberata, dove i ragazzi si bucano . Oggi si sono spostati tutti lì i tossicodipendenti che scendono dai treni o escono dal metrò e camminano lungo via Sant’Arialdo. Ma appunto il problema è assai più complesso: «Se se non sarà qui, dove nessuno praticamente s’accorge di noi, magari si ricomincerà a spacciare dentro la città, o in stazione, come negli anni 80. Volete questo?» hanno raccontato i clienti di Rogoredo. (a.se.)