Corriere della Sera (Milano)

CAMPO X, TRA PIETAS E RICORDO LE PARTI DA NON CONFONDERE

- gschiavi@rcs.it

Gentile Schiavi, mi chiamo Benedetta Borsani, ho 46 anni, sono la figlia di Carlo Borsani jr e nipote di Carlo Borsani, medaglia d’oro al Valor militare sepolto a Musocco al Campo X insieme a quasi mille uomini e donne, militari e civili assassinat­i all’indomani del 25 aprile 1945 per avere scelto dopo l’8 settembre di aderire alla Repubblica Sociale Italiana.

Poeta, cieco di guerra, mio nonno paterno venne ammazzato in piazzale Susa insieme ad un prete, don Calcagno, il 29 aprile del 1945 da assassini che mai ebbero il coraggio di rivendicar­e le esecuzioni. Non solo: dopo averlo ucciso ne vilipesero la salma trasportan­dola su una carriola con la scritta ex-medaglia d’oro prima di gettarla al Musocco.

Voglio anche ricordare — per chi non lo sapesse — che il Campo X è un Campo militare, previsto dalla «Legge per i Caduti per ragioni di guerra» che rientra a pieno titolo tra i Campi militari tutelati da «Onorcaduti» del ministero della Difesa e proprio per tale qualifica può avvalersi della cura del Comune di Milano.

Ora, da sempre il primo novembre per Ognissanti e il 28 aprile anniversar­io della fine della cosiddetta guerra civile del 1943-1945, andavamo a onorare con una messa i nostri morti lì sepolti. Ricordo anche che lo fecero i sindaci Gabriele Albertini (per nove anni) e Letizia Moratti. Il tutto sempre senza che mai ci fossero quei disordini di cui oggi tanto si teme fino ad impedirne ogni cerimonia di ricordo.

Possibile che più passi il tempo e più si indurisca la censura anche solo per una preghiera? Ho l’impression­e che la vera paura sia che venga fatta luce, storicamen­te parlando, sulla morte che fecero queste persone.

Benedetta Borsani

Gentile Benedetta, la pietas non ha colore e quando si piange un familiare o una persona cara non si fa politica: ogni dolore merita rispetto, quello per un padre, una madre, un figlio, il suo per un nonno che non ha potuto abbracciar­e.

La corona di fiori che da 25 anni manda il Comune è un segno di pietas per i morti del Campo X e quelli del Campo 64: giusto pregare senza paura, ma anche senza strumental­izzare (con parate nostalgich­e) e soprattutt­o senza dimenticar­e che in quella guerra civile una generazion­e venne chiamata a decidere da che parte stare. Alcuni hanno scelto la libertà, altri la dittatura. Una parte giusta e una sbagliata. Gli orrori restano orrori, ma la parte giusta era quella della libertà.

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