Lodi, ai migranti il primo round
Mense scolastiche, riconosciuto ai due stranieri il diritto di pagare secondo l’Isee
Il Comune di Lodi cede sulle tariffe agevolate agli stranieri per le mense scolastiche: Mario Loy e Annabel Aimida avranno il diritto di pagare le tariffe minime, secondo l’Isee, per il figlio di 8 anni.
LODI Si chiamano Mario Loy e Annabel Aimida i primi due stranieri che si sono visti restituire dal Comune di Lodi il diritto a pagare le tariffe minime per il ticket mensa scolastica del loro figlio di otto anni. Hanno un Isee pari a 3.854,59 euro, ma l’amministrazione leghista Casanova li aveva spediti in fascia massima in quanto non in grado di produrre documenti che dimostrassero che nel loro paese, Ecuador, non avevano alcuna proprietà. Mario e Annabel hanno vinto: sono le prime vittime del contestato regolamento sull’accesso alle tariffe scolastiche agevolate a vedersi restituire il diritto a pagare secondo la propria fascia Isee. Ora la mensa costerà 2,20 euro al giorno anziché 5.
Un diritto che il Comune ha riconosciuto loro un attimo prima che la decisione passasse attraverso il tribunale civile di Lodi, grazie al ricorso che i due coniugi ecuadoregni avevano presentato il 18 ottobre: tramite il loro avvocato Daniele Nigro avevano chiesto che il regolamento «discriminatorio» venisse sospeso. Il giudice Giulia Isadora Loi ieri non ha potuto farlo «essendo cessata la materia del contendere — conferma l’avvocato Nigro —. Martedì il legale del Comune ha presentato una memoria nella quale informava che la domanda della coppia sudamericana era approvata, con il diritto in via definitiva ad avere lo sconto sui ticket».
Causa finita in partenza e bomba disinnescata. Accanto a loro anche un cittadino togolese i cui figli potranno accedere alle tariffe scontate: il Comune ha chiarito che, in quanto rifugiato di guerra, ha automaticamente ottenuto il diritto a pagare il minimo, secondo Isee. Diritto in precedenza negato.
Dall’entrata in vigore delle linee attuative al regolamento che da oltre un mese ha proiettato Lodi sulla ribalta nazionale e internazionale con la scomoda accusa di «discriminazione nei confronti degli stranieri non europei», si tratta dei primi tre casi esaminati e accettati. «La decisione è definitiva — conferma l’assessore alla Pubblica istruzione Giusy Molinari —, è stato accertato che la domanda della famiglia sudamericana non può essere accompagnata dalla documentazione richiesta dopo che il consolato dell’Ecuador in Italia ha comunicato di non essere in grado di farlo. Valgono perciò le linee guida del regolamento che rimandano al dirigente la decisione e l’ammissione della richiesta».
Tutto finito? No perché ora Palazzo Broletto si trova una montagna di domande (quasi 200) da esaminare da cittadini di 28 Paesi diversi. Il Comitato Uguali Doveri, che ha affiancato gli stranieri di Lodi nella loro battaglia e ha raccolto 170 mila euro da tutta Italia, sostiene che il Comune abbia fatto dietrofront per evitare che al ricorso dei due cittadini dell’Ecuador se ne aggiungessero altri: «Lunedì la domanda era stata accolta in via provvisoria — afferma Michela Sfondrini —, un attimo prima dell’udienza il provvedimento è diventato definitivo. Ora è un caos: queste linee guida non hanno risolto nulla, anzi hanno scaricato tutte le responsabilità sul dirigente». «Avevamo proposto la sospensione del regolamento — ricorda Simonetta Pozzoli, ex vicesindaco Pd — in attesa di ulteriori valutazioni, ma non ci hanno ascoltato». Il Comune ha promesso una risposta a tutti gli stranieri entro novembre. Ma sul regolamento pesa ora la causa per discriminazione che si aprirà a Milano il 6 novembre. Che potrebbe azzerare tutto.