Sgomberi, Aler chiede la linea dura
Angelo Sala riconfermato alla guida: vanno cambiate le regole d’ingaggio. E i giudici frenano il Comune Il presidente al prefetto: acceleriamo. Abusi in via Isimbardi, stop del Tar alle demolizioni
«Vanno bloccate una volta per tutte le nuove occupazioni». Parola di Angelo Sala, presidente di Aler Milano, fresco di riconferma. «Ne parlerò col prefetto», dice. «Va valutato caso per caso, ma vanno cambiate le regole d’ingaggio. Chiederò di usare la mano dura». Intanto il Tar stoppa il Comune che oggi aveva in programma di abbattere gli abusi edilizi di un immobile in via Isimbardi.
La fresca conferma alla guida di Aler Milano, Angelo Sala la giudica un «riconoscimento» del lavoro svolto da due anni per tentare di rimettere in carreggiata un colosso da quasi 35mila alloggi popolari solo in città. Soprattutto alla luce del ricambio che ha riguardato tutte le altre quattro Aler lombarde, segnale «evidente della volontà della Regione di un rinnovamento». «Continuità» è quindi la sua parola d’ordine. Ma non su tutto, su qualche dossier «serve un deciso punto fermo».
A che cosa si riferisce? «Parlo di occupazioni e sgomberi».
E di cosa c’è bisogno su questo fronte?
«Vanno bloccate una volta per tutte le nuove occupazioni».
Ne parlerà con il nuovo prefetto Renato Saccone?
«Certo. Lo conoscerò lunedì, e gli ribadirò quanto avevo già detto al suo predecessore: fatto salvo il principio che ogni situazione va valutata caso per caso, vanno cambiate le regole d’ingaggio. Vede, prima che mi insediassi è stato firmato in prefettura un protocollo per gli sgomberi: ne prevede tre alla settimana. Ma i numeri che si registrano in città sono di tutt’altro tipo: i tentativi di occupazione sono in media un paio al giorno. Per questo chiederò di usare la mano dura, senza se e senza ma. Posso farle un esempio?». Prego.
«Nel recente passato eravamo arrivati a registrare 4-5 tentativi d’irruzione al giorno a San Siro. Un’ondata che s’è azzerata con l’arresto di chi gestiva questo racket in zona. E non appena queste persone sono state mandate agli arresti domiciliari, con il loro ritorno nel quartiere il fenome- no è ripreso. Così non si può andare avanti».
La fotografia al 30 settembre registra 3.471 alloggi occupati. Non sempre però è possibile sgomberare.
«La normativa dice che se all’interno del nucleo familiare ci sono persone con fragilità sociali — minori, disabili, anziani — lo sgombero non è possibile, senza offrire un’alternativa. Il problema è che di questi casi se ne contano tantissimi e anche i servizi sociali non possono reggere il passo. Non c’è via d’uscita. Va detto però che molti di questi non occupano perché davvero in condizioni di necessità, ma perché hanno alle spalle la macchina del racket che va assolutamente debellata».
Alle occupazioni si affianca l’emergenza morosità. Qual è la situazione? «Quando sono arrivato in Aler Milano il tasso di morosità era del 35 per cento. Oggi il quadro è migliorato: la percentuale è scesa al 29 per cento. Siamo sulla buona strada, ma vorrei col tempo riuscire ad allinearmi con la media regionale che si attesta attorno al 10-15 per cento. Servirà tempo. Ci sono situazioni che si trascinano incredibilmente da decenni: abbiamo inquilini che hanno accumulato anche 80mila euro di debito. In questi casi, di fatto, diventa impossibile recuperarli».
Di fronte a tutto questo, come procede il piano di risanamento?
«Lo stiamo seguendo alla lettera, ma il problema resta sempre lo stesso. In una grande realtà come Milano la fragilità sociale è un tema. E quando dobbiamo fare i conti con 35-40 milioni di euro di morosità incolpevole è difficile far quadrare i conti».
Senza contare che sul bilancio pesa Asset Srl, l’immobiliare finita in liquidazione, che da un decennio contribuisce a spolpare le vostre casse. Che ne farete?
«Abbiamo chiesto a una società di aiutarci a valutare l’ipotesi d’incorporare per fusione Asset in Aler. Il nodo sono però i costi: c’è il rischio che portare in pancia ad Aler Milano il patrimonio di Asset ci venga a costare fino a 6 milioni di euro solo di tasse di registro. Stiamo studiando se è possibile farlo a costi minori, magari a zero, per poi valutare piani di alienazione e valorizzazione».
E il vostro piano vendite? «Sta andando benissimo. Raramente le aste vanno deserte, perché i prezzi sono davvero competitivi: abbiamo avuto ricavi per 30 milioni».