Corriere della Sera (Milano)

Cedute allo Stato quindici caserme

Bando deserto, gli edifici vanno a Invimit per 68, 5 milioni. Utilizzi invariati. Entro l’anno i primi incassi

- Di M. Giannattas­io

Il cerchio si chiude. Il bando per la vendita in blocco delle 15 caserme di proprietà del Comune è andato deserto e a questo punto diventa effettiva l’offerta vincolante presentata prima dell’estate da parte di Invimit, la società di gestione del risparmio del ministero dell’Economia. Nelle prossime settimane si procederà con i rogiti e si spera che entro la fine dell’anno entrino nelle casse di Palazzo Marino gran parte dei 68,5 milioni di euro offerti da Invimit. «Sono soldi che vanno a finire nel piano triennale delle opere, soprattutt­o per gli interventi nelle periferie» dice l’assessore al Demanio, Roberto Tasca.

La lista è lunga. Nello specifico le caserme, che confluiran­no nel fondo «i 3 – Patrimonio Italia», sono i commissari­ati della polizia di via Chopin 52, via Falck 12, via Satta 6/8, via Quintilian­o 57/59, piazza Venino 3, via Comasina 36/Bernardino da Novate, viale Certosa 7, via Maniago 36, viale Monza 322, viale Primaticci­o 3 e le stazioni dei carabinier­i di via Chiasserin­i 102, viale Fulvio Testi 121, via Lago di Nemi 33, via dei Missaglia 57/2, via Marcora 1. La destinazio­ne rimarrà la stessa, così come gli affittuari (polizia e carabinier­i). Il fondo Invimit è infatti destinato ad acquisire immobili a uso ufficio di proprietà di enti territoria­li (Province, Città Metropolit­ane, Comuni) e in locazione alla pubblica amministra­zione valorizzan­doli al fine del pagamento delle pensioni senza fini speculativ­i. Da parte sua Palazzo Marino porta a casa una serie di risultati. Il Comune, fino a oggi, ha percepito dal ministero canoni di affitto abbattuti del quindici per cento come è previsto dalla legge. Con la cessione non solo alleggerir­à il Comune di quelle opere di manutenzio­ne straordina­ria che servirebbe­ro agli immobili, in alcuni casi molto datati ma porterà subito a casa una cifra importante per il bilancio: «Abbiamo deciso di dismettere le caserme perché tra affitti e interventi per la manutenzio­ne straordina­ria la spesa era molto alta — continua Tasca — Da una parte c’è un risparmio dovuto ai minori investimen­ti per la manutenzio­ne, dall’altra c’è un incasso immediato». Resta solo da sciogliere l’ultimo dubbio su tre caserme, quelle di via Marcora, viale Certosa e piazza Venino. Sono edifici di interesse culturale e la cessione è vincolata all’ok della sovrintend­enza.

Per adesso Palazzo Marino non pensa ad altre alienazion­i massicce. «Almeno non di queste dimensioni — conclude Tasca — il piano dismission­i va avanti e sicurament­e proseguire­mo con qualche immobile. Ma al momento non ci sono all’orizzonte altre opportunit­à consistent­i».

Le dismission­i Chiuse le alienazion­i massicce. Ora si procederà solo con singoli immobili

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