LA «SCOMPARSA» DEI VERDI E LE BATTAGLIE DA RIPRENDERE
Caro Schiavi, rispondendo a un lettore Lei si domanda che fine ha fatto il movimento Verde... Beh, credo che la domanda fosse retorica. Il movimento Verde ha fatto la fine che gli italiani hanno voluto che facesse, non votandolo. Errori da parte dei Verdi non sono mancati per carità (appiattimento a sinistra-sinistra, favoreggiamento acritico dell’immigrazione, una certa ingenuità...). Ma la maggioranza degli italiani, si sa, vede l’ambiente e l’ambientalismo solo come un vincolo al proprio individualismo e i lombardi sotto questo aspetto non sono molto diversi dai connazionali siciliani con le loro ville abusive.
Il popolo dei capannoni, delle autostrade prima di tutto e dell’area commerciale infinita detesta l’ambiente. In Germania, come si è visto con le recenti elezioni, i Verdi possono invece essere una forza rilevante e proporre una valida alternativa. Qualche speranza: il sindaco Sala ha detto di considerare il cambiamento climatico come il problema numero uno. Una consapevolezza che si diffonde, grazie ai segnali sempre più chiari e inquietanti che arrivano dall’atmosfera.
Chissà se da questa consapevolezza ne verranno conseguenze: contrastare il cambiamento climatico è parte di uno sforzo epocale che deve rimettere in discussione il sistema economico, follemente contro la sostenibilità. Non possiamo dire «devono aumentare i consumi». Non c’è più spazio per aumentarli, o per nuovo cemento e nuovo traffico... Chissà cosa ne pensa il sindaco.
Caro Rossi la mia domanda non era retorica, era amareggiata: perché l’Italia ha bisogno come il pane di difendere un ambiente calpestato, devastato, troppo spesso ignorato e lasciato in balia di speculazioni. Era anche un grido di dolore per il harakiri politico dei Verdi, frantumatisi in tante anime litigiose e nella giungla dei personalismi. Anch’io mi auguro che possa rinascere una coscienza civile sull’Italia da salvare, ma non con la decrescita felice o un improbabile partito del no a tutto: con qualcuno che metta insieme sviluppo e rispetto, territorio e Internet, ciclo e riciclo. Chissà, forse a Milano qualcosa si muove. Ma è ancora sottotraccia. Siamo stanchi di scrivere: l’Italia è un Paese fragile. In concreto, che cosa si fa? È passata sotto silenzio, tranne un richiamo dell’ex premier Renzi, la fine del piano di manutenzione degli edifici a rischio lanciato da Renzo Piano. Forse c’era troppa burocrazia, ma dov’erano i Verdi? Servono nuovi giovani, un po’ di rigore francescano e tanta passione per riprendere le battaglie di Cederna, Bazzoni, Peccei, Bassani, Langer... Grazie per l’incoraggiamento.