Sballo e rave party Il 39% usa cocaina
Allarme per il sesso non protetto
Il 91 per cento dei ragazzi ha assunto cannabis almeno una volta nella vita, il 39 per cento cocaina. E sette su dieci non usano il preservativo. Sono i risultati di un’indagine ai rave party e nei luoghi del divertimento notturno, svolto dagli operatori di Comunità nuova insieme a Lotta contro l’emarginazione e Ceas. Oltre un anno di attività in cui le tre realtà hanno potuto raccogliere dati sulle abitudini dei ragazzi per capire come aiutarli: 1.690 i giovani «agganciati», per il 70 per cento maschi, e in prevalenza dai 20 ai 29 anni. L’ultima uscita è stata un paio di settimane fa, a un rave nella Bergamasca.
«Per prima cosa l’acqua. Distribuiamo bottigliette per idratarsi». Ma non solo. «Se c’è qualcuno che si sente male chiamiamo il 118». E poi disponibilità a confrontarsi, informare. Così si viene a scoprire che il 91 per cento dei ragazzi «intervistati» ha assunto cannabis almeno una volta nella vita, il 39 per cento cocaina. E sette su dieci non usano il preservativo, senza preoccuparsi delle malattie sessualmente trasmissibili.
Gli operatori di Comunità Nuova insieme a Lotta contro l’emarginazione e Ceas lavorano di notte, nei luoghi del divertimento dei giovani. Quest’anno si concentrano sui rave party, feste autorganizzate che vanno avanti per ore, a volte in stabili occupati abusivamente, con centinaia di partecipanti. L’ultima uscita risale a un paio di settimane fa, nella Bergamasca, in un’area sotto a un cavalcavia. Il progetto precedente (aprile 2016-novembre 2017) comprendeva anche le discoteche e i locali. Oltre un anno di attività per limitare i rischi connessi all’uso e abuso di alcol e stupefacenti, in cui le tre realtà hanno potuto raccogliere dati sulle abitudini dei ragazzi per capire come aiutarli. «In tutto abbiamo creato un contatto con 1.690 giovani — raccontano Marco Brunetti di Comunità Nuova e Cecilia Gaboardi di Lotta—. Per il 70 per cento maschi dai 20 ai 29 anni». Il «contatto» avviene nell’area di chill out (una sorta di zona relax) allestita dagli operatori all’interno della festa. Qui è possibile agganciarli, fare prevenzione e qualche domanda. Si parte con l’alcol: il 49 per cento del campione ne beve troppo e troppo spesso. Quasi tutti hanno provato droghe almeno una volta nella vita, perlopiù cannabis, cocaina, ecstasy. Due su tre ne hanno fatto uso nel mese precedente all’«intervista». «L’uso avviene sia nelle discoteche sia nei rave — spiega Brunetti —, anzi, non è detto che nelle feste autorganizzate giri più roba. In quel caso il collante è un certo tipo di cultura».
Il contatto coi giovani viene sfruttato per metterli in guardia sulle malattie sessualmente trasmissibili. Pochi usano il preservativo per tutelarsi (meno del 30 per cento), altri non tengono conto dei rischi legati all’impiego di alcuni strumenti per «farsi». Banalmente, la banconota arrotolata per inalare la cocaina potrebbe essere un veicolo di contagio. In totale, sono 932 i «soggetti a rischio» su 1.690. Chi ha contratto una malattia spesso non lo sa, visto che il 60 per cento non si è mai sottoposto a un test.
«Durante le serate distribuiamo materiale informativo e preservativi — prosegue Gaboardi —, come secondo livello, indirizziamo i ragazzi ai servizi». Indicazioni chiare su dove andare, come fare per avere cura di sé. Il progetto «Welchome», finanziato dalla Regione Lombardia con fondi europei (che però scade ad agosto 2019), è anche un’opportunità per rimettere in piedi chi vive un momento difficile. Tra gli «agganciati» la maggioranza lavora, ma una fetta è invece a caccia di occupazione. Così sono stati cuciti su misura 39 percorsi per accompagnare questi giovani a cercare un impiego, iscriversi a un corso, affittare casa. Brunetti ricorda «un ragazzo che dormiva in cantina, accanto alla moto. Oggi ha un appartamento, un lavoro, un cane e una fidanzata». Le squadre di Comunità Nuova, Lotta contro l’emarginazione e Ceas prevedono anche personale sanitario. L’anno scorso sono stati necessari 92 interventi per malori, ferite da taglio, traumi. In due casi è partita la chiamata al 118. Attività che sarà ancor più importante quest’anno, dato che i
rave party spesso si svolgono in luoghi carenti dal punto di vista della sicurezza.