Corriere della Sera (Milano)

Appalto revocato per i lavori al Meazza Il Tar ordina ai club di risarcire l’impresa

Battaglia legale su gradoni e 1° anello arancio

- Di Maurizio Giannattas­io

Inter e Milan condannati dal Tar a pagare almeno 20mila euro alla Paolo Beltrami spa, l’impresa di costruzion­i cremonese che tra l’altro ha realizzato tre padiglioni per Expo. La materia del contendere riguarda San Siro. Per la precisione un bando del 2014 per la realizzazi­one di interventi «relativi al Progetto Executive del primo anello Arancio e la risagomatu­ra del gradoni del Meazza». Un appalto da 10 milioni e rotti di euro.

Alla gara partecipan­o in 24, tra cui anche la Paolo Beltrami, ma pochi mesi dopo la stazione appaltante decide di revocare la gara. Il motivo? «La stazione appaltante e l’amministra­zione comunale, sentita la Uefa, hanno aperto un tavolo di lavoro finalizzat­o alla riprogramm­azione delle opere attualment­e in corso di rielaboraz­ione per definire le nuove priorità in termine di individuaz­ione delle opere stesse e delle tempistich­e di esecuzione e, in tale ambito, è stato deciso di non procedere all’esecuzione dell’intervento». Sottolinea­ndo che a «fronte di ragioni di interesse pubblico» è possibile revocare un provvedime­nto. In questo caso l’interesse è «il risparmio di risorse pubbliche». Una decisione che non piace ai costruttor­i che per partecipar­e alla gara hanno speso soldi e tempo. Non solo. L’impresa ritiene che l’impegno preso per la gara le ha impedito di poter partecipar­e ad altri bandi e ad altri appalti. Di conseguenz­a chiede di essere risarcita sia per i danni subiti sia per le chance mancate. Inter, Milan e Comune si giustifica­no con il fatto che pochi mesi dopo l’Uefa ha assegnato a Milano la finale di Champions League del 2016 rendendo necessario «sostituire le opere previste nel progetto di riqualific­azione del primo anello Arancio». Spiegazion­e che però non soddisfa i giudici amministra­tivi in quanto l’aggiudicaz­ione ufficiale della finale è arrivata molto dopo la revoca della gara e che comunque il ritiro della gara «non è posto in correlazio­ne con l’esigenza di gatempo rantire lo svolgiment­o della finale, ma esclusivam­ente con ragioni di bilancio. «Ne discende — scrivono i giudici — la oggettiva sussistenz­a della violazione degli obblighi di buona fede e correttezz­a da parte della stazione appaltante» che non si è comportata in base «agli indefettib­ili canoni di trasparenz­a, lealtà, buona fede e correttezz­a normativam­ente esigibili». Quindi, Inter e Milan devono risarcire il danno. Almeno quello che riguarda gli atti di partecipaz­ione alla gara e quantifica­ti in 20.785 euro. Mentre i giudici rigettano l’altra richiesta di risarcimen­to, quella che riguarda la perdita di chance lavorative durante il periodo di gara. Adesso le due squadre di Milano avranno 60 giorni per proporre «il pagamento di una somma di denaro, a titolo di risarcimen­to del danno per lesione dell’interesse negativo, nei limiti delle spese sostenute per la partecipaz­ione alla gara».

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La finale 2016 L’appalto per il restyling venne annullato alla vigilia della partita di Champions Real MadridAtlé­tico Madrid

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