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Al via a The Mall la fiera «GrandArt» dedicata agli artisti di stile realistico
Nel mondo dell’arte la querelle tra astratto e figurativo non è una novità. Ma se fosse vero che gli artisti figurativi dal Dopoguerra in poi hanno sofferto di pregiudizi, ecco che adesso scocca l’ora del riscatto. Torna a The Mall la seconda edizione di «GrandArt», la più giovane fiera d’arte milanese, un format particolare (da oggi a domenica, piazza Lina Bo Bardi, ore 11-20, euro 10, www.grandart.it). Artisti e gallerie presenti vengono selezionati in base a valori chiave come tecniche e materiali convenzionali e al legame con la tradizione della storia dell’arte italiana: in buona sostanza si sceglie chi si muove nell’ambito di un linguaggio realistico o almeno prossimo al vero, sia tra i moderni storicizzati che tra i contemporanei.
La manifestazione presenta quest’anno 60 espositori italiani e internazionali, il 20 per cento in più rispetto allo scorso anno, a dimostrazione che questa tendenza pare tornata nel favore dei collezionisti, sempre a caccia di novità. «Solo in Italia guardiamo la pittura e la figurazione ancora con sospetto», afferma Angelo Crespi, presidente del comitato scientifico. «Ma ci sono grandi artisti che lavorano innovando la tradizione, ci sono giovani che paradossalmente stanno sperimentando un nuovo ritorno all’ordine». Accanto all’esposizione, dove figurano opere di De Chirico, Savinio, Funi, Tozzi, Guttuso, Morlotti e altri grandi, anche un settore dedicato all’editoria e un cartellone di incontri con esperti. Poi una rassegna interessante per i milanesi, a cura di Stefano Zuffi e Paolo Galimberti: sono in mostra alcuni ritratti della Quadreria della Ca’ Granda, una volta Ospedale Maggiore, solitamente inaccessibili al pubblico. Fin dal XVII secolo una tradizione vuole che i benefattori dell’ospedale siano ricordati tramite un ritratto: in questa occasione l’ente, che ne possiede più di 900, ha prestato 12 dipinti eseguiti tra 1930 e 1985 da maestri come Usellini, Bucci, Sironi, Dudovich, Dudreville, Novello, Vernizzi. Un piccolo spaccato della generosità e della filantropia meneghine di un tempo.