Licei e innovazione
SCUOLA LA RIFORMA DI FATTO
Anche quest’anno al vertice della classifica delle scuole migliori di Milano c’è un istituto privato. E ce ne sono ormai tanti nei primi dieci, la metà tra i classici, due tra gli scientifici, tre tra i linguistici. Perdono invece posizioni i blasonati Carducci e Beccaria, per non parlare del Parini che non è neppure calcolato. Resta stabile — sempre tra i classici — solo il Berchet e sale il Manzoni.
Questi spostamenti, che sono il risultato della performance dei ragazzi appena diplomati all’Università, segnalano che a Milano — più che nel resto del Paese — è in atto una riforma di fatto della scuola. Non sono più le scuole di fama ad attrarre gli studenti e le loro famiglie, ma gli istituti più piccoli che offrono — o almeno così intendono i quattordicenni — un curriculum che appare più adatto ai tempi: più matematica magari, o più inglese, stabilità dei professori durante i cinque anni o l’opportunità di fare esperienze all’estero. Si potrà pensare anche che tutto questo sia una moda, anche se i risultati premiano il percorso (spesso a pagamento) nei «nuovi» licei d’élite. Come ha spiegato il direttore della Fondazione Agnelli Andrea Gavosto non è vero che le scuole più dure e selettive diplomino necessariamente studenti migliori. Di sicuro lo fanno quelle che riescono ad adattarsi ai tempi. E questa è la sfida della scuola pubblica: essere efficente ed efficace ma dimostrarsi aperta alle novità. Peccato che questo resti ancora quasi per tutti, dai sindacati alla politica, un tabù.