Test in 20 giorni per le biopsie dopo lo scandalo
Esiti al massimo in 20 giorni. «Mai più casi come al San Paolo»
In gioco c’è prima di tutto il rispetto di chi è in ansia per il dubbio atroce di avere il cancro. Dopo lo scandalo dell’ospedale San Paolo dello scorso 8 febbraio con i vetrini rimasti accatastati nei laboratori di analisi per tre mesi — e su cui è stata aperta un’inchiesta in Procura — finalmente in Lombardia ci saranno per la prima volta tempi certi per i risultati delle biopsie.
In gioco c’è prima di tutto il rispetto di chi è in ansia per il dubbio atroce di avere il cancro. Così, finalmente, in Lombardia ci saranno per la prima volta tempi certi per i risultati delle biopsie.
Dopo lo scandalo dell’ospedale San Paolo dello scorso 8 febbraio con i vetrini rimasti accatastati nei laboratori di analisi per tre mesi — e su cui è stata aperta un’inchiesta in Procura — i pazienti avranno la garanzia di risultati a scadenze definite per le analisi che più di tutte mettono l’ansia perché utili per scongiurare l’ipotesi di tumore oppure per averne la conferma e avviare il prima possibile le cure. Sette giorni per un esame citologico; 9 per l’agoaspirato; 15 per il pap test; 10 per la biopsia; 12 giorni per un istologico su pezzo operatorio semplice; 20 su pezzo operatorio complesso; e 7 giorni per un esame prognosticopredittivo.
È quanto previsto da una delibera che andrà in giunta all’inizio della prossima settimana. L’ha voluta l’assessore Giulio Gallera che, dopo il caso del San Paolo denunciato del Corriere, promette: «Un episodio simile non dovrà mai più accadere». Nei mesi successivi i risultati della commissione d’inchiesta istituita da Regione Lombardia per accertare le responsabilità — e che porta alla sostituzione dei vertici di Anatomia patologica e della direzione di presidio dell’ospedale — fanno capire che il problema è ancora più ampio. «Nei 55 ospedali con i laboratori di analisi è possibile evidenziare una certa variabilità fra i tempi di refertazione dichiarati, con una media di 10 giorni lavorativi per le biopsie (con una range tra 4 e 16 giorni) — scrive la commissione d’inchiesta, guidata da Aldo Bellini della direzione generale Sanità —. La media è di 11 giorni invece per i pezzi operatori semplici e di 13 giorni per i pezzi operatori complessi (in entrambi i casi c’è un range tra i 4 e i 25 giorni)». Così la cosa più grave che viene alla luce è l’assenza di un limite temporale da osservare uguale per tutti: i laboratori di analisi si muovono in ordine sparso e definiscono le proprie regole, con attese che possono andare da pochi giorni a più d’un mese.
Di qui il provvedimento. «La revisione dei tempi di attesa per la refertazione deve dar luogo, almeno con cadenza bimestrale, a un report completo nel quale siano evidenziati i referti che non rispettano la tempistica prevista — si legge nella delibera —. Da parte delle Anatomie Patologiche dovranno essere esplicitate le motivazioni di tale ritardo che saranno oggetto di monitoraggio». Una volta definite le regole, l’obiettivo dev’essere farle rispettare, altrimenti nulla cambierà. «Il caso San Paolo ci è stato d’insegnamento — assicura Gallera —. D’ora in avanti se non saranno rispettati i tempi che abbiamo definito per la prima volta scatteranno degli alert e saranno coinvolti immediatamente altri laboratori di analisi per risolvere il problema». Viene fissato anche un organico minimo per ciascun laboratorio, legato al bacino d’utenza, alla tipologia della casistica (casemix) e al carico di lavoro: «In servizio devono esserci almeno un responsabile laureato in Medicina con specializzazione in Anatomia patologica, altri due dirigenti medici; e quattro tecnici sanitari».
La causa dei ritardi record del San Paolo dello scorso febbraio viene attribuita alla mancanza di personale. Meglio evitare, dunque, che si ripetano situazioni simili. Una vergogna per la Lombardia.