Tari, congelati 40 mila bollettini
I bollettini Tari «congelati» in partenza entro fine mese Ma resta l’incognita ricorsi
Tante lettere al Corriere. Tutte sulla Tari, la tassa sui rifiuti. Chi lamenta di non aver ricevuto la cartella, chi chiede i lumi sui rimborsi dopo la circolare del Mef che ha eliminato la quota variabile sui box. A oggi Palazzo Marino ha inviato 562.893 avvisi di pagamento su un totale di 604.167. All’appello ne mancano 41.274. Arriveranno entro novembre, chiaramente senza aggravio di costi. I motivi del ritardo sono essenzialmente due. Il primo riguarda circa 27mila persone ed è dovuto al fatto che i contribuenti hanno, tempo, per legge, fino al 30 giugno dell’anno successivo per comunicare variazioni di residenza, recessi o nuove abitazioni su cui pagare la Tari. Il Comune prepara i ruoli tra febbraio e aprile. Le comunicazioni successive a quel periodo sfuggono quindi all’invio dei bollettini, ma vengono recuperati negli anni successivi con l’invio di un avviso bonario.
Per gli altri 14.274 il discorso riguarda proprio la nuova disciplina sui box pertinenziali. Palazzo Marino ha deciso di prendersi in carico direttamente l’accertamento della pertinenzialità dei box (il criterio che permette di non conteggiare la quota variabile ai fini del pagamento della
Tari) invece che lasciare il compito e la responsabilità al singolo cittadino. In molti casi, l’accertamento si è rivelato più complicato del previsto. Vuoi perché solo con l’arrivo prima della Tares e poi della Tari è stato reso obbligatorio inserire il dato identificativo del box (la cosiddetta terna catastale) e di conseguenza chi nel corso del tempo non ha presentato variazioni non ha neanche il dato identificativo del box. E vuoi perché in altri casi il proprietario dell’abitazione era diverso dal proprietario del box.
Ad esempio il marito titolare dell’abitazione, la moglie titolare del box. Il Comune sta rimettendo insieme i vari pezzi e questo ha comportato un ritardo sull’invio dei bollettini. «Abbiamo deciso di procedere direttamente d’ufficio per creare il minor disagio possibile al contribuente che altrimenti avrebbe dovuto farsi carico di dimostrare la pertinenzialità dei box — dice l’assessore al Bilancio, Roberto Tasca —. Forse, avremmo dovuto comunicarlo meglio. È stato un nostro limite».
L’ultimo capitolo riguarda i rimborsi delle somme pagate in eccesso sui box dal 2014 al 2017. Un fronte su cui non ci sono ancora novità di rilievo. Palazzo Marino resta in attesa delle sentenze delle commissioni tributarie a cui parecchi cittadini hanno fatto ricorso. Se le sentenze dovessero dare ragione ai cittadini si procederà al rimborso. Altrimenti no. «Adesso è il momento di tacere — dice Tasca — siamo in trepida attesa delle sentenze. A fronte di un minimo consolidamento di giudizi di secondo grado procederemo in un senso o nell’altro. Per adesso non c’è ancora niente». Resta il fatto che Palazzo Marino si dice sicuro di avere ottemperato alla normativa che parla di pertinenze solo per l’Imu e non per la Tari. «Abbiamo fatto un percorso chiaro — conclude l’assessore Tasca — perché abbiamo dei vincoli ben precisi. L’amministrazione si fa secondo le regole».
Gli accertamenti Sotto esame cambi di residenza, recessi e nuova disciplina sui box pertinenziali