La classe trasformata in una cella del carcere
Lodi
Già sulla soglia si avverte quel senso di claustrofobia che i detenuti provano quando sentono la porta della cella chiudersi dietro di loro. L’interno è anche peggio: una camera di 6 metri quadrati per quattro persone sistemate su due letti a castello disposti e un bagno budello con lavabo e turca. È una replica (sotto, nella foto) perfetta di una stanza di San Vittore quella che i detenuti-falegnami del carcere di Bollate hanno realizzato a Lodi in una delle classi dell’Istituto Tecnico Volta per l’iniziativa «spunta una cella». Si tratta di un percorso didattico messo a punto da Loscarcere, associazione che collabora con la casa circondariale di Lodi per il reinserimento degli ex detenuti, dall’Itis Volta e da Caritas Ambrosiana che ha curato con i carcerati di Bollate la realizzazione della cella. Per i ragazzi delle scuola un percorso guidato di un quarto d’ora, anticipato da una serie di pannelli sulla situazione delle carceri italiane (58 mila detenuti, un sovraffollamento costato una condanna da Strasburgo e una spesa di tre miliardi annui per il mantenimento) e culminante in una visita all’interno della cella. «I ragazzi si stanno facendo un’idea di cosa significhino la privazione della libertà — affermano Patrizia Faraoni, docente all’Itis e presidente di LosCarcere e la preside Luciana Tonarelli — e stare per 20 ore consecutive in una cella». Il tour delle classi nell’aula blindata è iniziato ieri mattina e andrà avanti per due settimane. Almeno duecento ragazzi dalle prime alle quinte hanno sperimentato anche se per pochi minuti il disagio di convivere con altri detenuti dietro le sbarre in un ambiente di pochi metri quadrati. Alla fine verranno coinvolti tutti i 1.400 studenti del Volta, ma ci sono già prenotazioni anche da parte di altri istituti del Lodigiano. Al sabato inoltre (dalle 9 alle 13) la cella sarà visitabile anche dai cittadini, già a partire da domani. Fra i «ciceroni» di LosCarcere c’è Raffaele Ciaramella, per oltre trent’anni comandante della polizia penitenziaria della casa circondariale di Lodi che con i suoi circa 90 detenuti su 45 posti disponibili è stabilmente ai vertici tra le strutture con maggior sovraffollamento.