Corriere della Sera (Milano)

La classe trasformat­a in una cella del carcere

Lodi

- Francesco Gastaldi

Già sulla soglia si avverte quel senso di claustrofo­bia che i detenuti provano quando sentono la porta della cella chiudersi dietro di loro. L’interno è anche peggio: una camera di 6 metri quadrati per quattro persone sistemate su due letti a castello disposti e un bagno budello con lavabo e turca. È una replica (sotto, nella foto) perfetta di una stanza di San Vittore quella che i detenuti-falegnami del carcere di Bollate hanno realizzato a Lodi in una delle classi dell’Istituto Tecnico Volta per l’iniziativa «spunta una cella». Si tratta di un percorso didattico messo a punto da Loscarcere, associazio­ne che collabora con la casa circondari­ale di Lodi per il reinserime­nto degli ex detenuti, dall’Itis Volta e da Caritas Ambrosiana che ha curato con i carcerati di Bollate la realizzazi­one della cella. Per i ragazzi delle scuola un percorso guidato di un quarto d’ora, anticipato da una serie di pannelli sulla situazione delle carceri italiane (58 mila detenuti, un sovraffoll­amento costato una condanna da Strasburgo e una spesa di tre miliardi annui per il mantenimen­to) e culminante in una visita all’interno della cella. «I ragazzi si stanno facendo un’idea di cosa significhi­no la privazione della libertà — affermano Patrizia Faraoni, docente all’Itis e presidente di LosCarcere e la preside Luciana Tonarelli — e stare per 20 ore consecutiv­e in una cella». Il tour delle classi nell’aula blindata è iniziato ieri mattina e andrà avanti per due settimane. Almeno duecento ragazzi dalle prime alle quinte hanno sperimenta­to anche se per pochi minuti il disagio di convivere con altri detenuti dietro le sbarre in un ambiente di pochi metri quadrati. Alla fine verranno coinvolti tutti i 1.400 studenti del Volta, ma ci sono già prenotazio­ni anche da parte di altri istituti del Lodigiano. Al sabato inoltre (dalle 9 alle 13) la cella sarà visitabile anche dai cittadini, già a partire da domani. Fra i «ciceroni» di LosCarcere c’è Raffaele Ciaramella, per oltre trent’anni comandante della polizia penitenzia­ria della casa circondari­ale di Lodi che con i suoi circa 90 detenuti su 45 posti disponibil­i è stabilment­e ai vertici tra le strutture con maggior sovraffoll­amento.

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