Un pranzo sbagliato
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Passi l’insalata con l’insetto, il riso scotto e la frittata spugnosa, ma il tramezzino servito alla mensa dell’istituzione-scuola è un po’ troppo. Proporre per pranzo un triangolo di pan carré con un pomodorino e mozzarella è un paradosso. Per almeno due ragioni. Sia perché il pasto a scuola rappresenta in un certo senso la prima vera delega che la mamma dà per il suo bambino, per il delicato momento della «pappa». Sia — anzi, soprattutto — perché la mensa scolastica è una tappa fondamentale di educazione alimentare e di prevenzione delle cattive abitudini in tavola. Ecco perché il tramezzino non ci sta. Ancora meno se è «ghiacciato e immangiabile». I genitori, troppo facili alle lamentele per il servizio di Milano Ristorazione — che con gli 80 mila pasti distribuiti ogni giorno non può evidentemente avere gli standard di un ristorante stellato — stavolta non hanno torto. Se a Milano si deve riconoscere il merito di non aver mai lasciato nessuno senza pranzo a scuola, al di là della capacità — o volontà — dei genitori di pagare la mensa (scelta non così scontata, basti vedere il caso di Lodi e dei piccoli esclusi dal servizio), bisogna anche dire che sulla qualità del cibo nel capoluogo delle eccellenze si potrebbe fare uno sforzo in più. I tramezzini hanno fatto infuriare il sindaco Beppe Sala, che ha richiamato i vertici della partecipata e si è scusato con le famiglie. Il casus belli è esploso per un pranzo sostitutivo che voleva limitare il disagio della schiscetta causato da un’assemblea sindacale. Ma forse, in questo caso, il rimedio (del pasto light) è stato peggiore del male.