Bufera sui tramezzini a scuola «Un disservizio inaccettabile»
Il Comune chiede scusa ai bambini e convoca i sindacati. Petizione delle famiglie
«Inaccettabile». Per il sindaco Beppe Sala Milano Ristorazione «ha sbagliato. Capisco che non avevano alternative ai tramezzini, ma non di questa qualità». Secondo giorno di polemiche sui panini «ghiacciati e immangiabili» nelle mense scolastiche. Lunedì e ieri, a causa di un’assemblea sindacale di due giorni, niente pastasciutta o risotto agli alunni delle scuole dell’infanzia e primarie. Al loro posto due tramezzini con mozzarella, pomodorini e crema di basilico e un budino al cacao equosolidale. La variazione d’emergenza ha riguardato lunedì le scuole di metà Milano, ieri dell’altra metà, ma non è stata accettata di buon grado, anzi. Le chat dei genitori sono zeppe di commenti negativi, sui social la discussione divampa e sfocia in contestazioni ben più ampie. Sotto accusa la qualità dei panini e la mancanza di un’alternativa per i bambini che seguono diete speciali, circa 10 mila a fronte di 65 mila pasti al giorno forniti alle scuole. «Parecchie mamme me l’hanno segnalato — conferma Sala —. Ho chiesto agli assessori Cristina Tajani e Laura Galimberti di convocare l’azienda e i sindacati». L’assemblea è un diritto, dice il sindaco, ma bisogna considerare che «quando si parla di bambini la situazione è delicata». E ancora: «Da un lato mi scuso, dall’altro interverrò con tempestività per evitare che la cosa si ripeta». Le cronache famigliari raccontano
Il sindaco Molte mamme mi hanno segnalato un pasto di qualità bassissima: hanno ragione, è davvero inaccettabile
L’incontro Ho chiesto agli assessori competenti di convocare azienda e sindacati perché una simile situazione non si ripeta
di escamotage vari per sfuggire al pasto terribile: panini nascosti negli zaini, altri lasciati nel piatto e finiti nella pattumiera. Sulla piattaforma change.org circola una petizione che ieri sera contava diecimila firme. Obiettivo delle mamme: chiedere una decurtazione del cinque per cento sulla prossima rata mensile della mensa per essere «quanto meno ristorati del servizio non usufruito, trattandosi di servizio erogato al di sotto di livelli minimi accettabili». Educatrici e insegnanti invece puntano il dito contro la differenza di trattamento tra chi segue una dieta «classica» e chi una speciale per motivi di salute o etico-religiosi. Ai primi tramezzini, agli ultimi la «schiscetta» o il pranzo a casa. «In base a quale principio si è stabilito tutto ciò?» chiedono le educatrici, che citano poi la Convenzione Onu sui diritti dell’infanzia, la Costituzione italiana, le Linee di indirizzo pedagogiche del Comune di Milano e ribadiscono: «Siamo convinte che nella scuola non vi debbano essere divisioni».
Da parte sua, Milano Ristorazione in una nota chiede scusa per il disagio recato. L’intento dichiarato era venire incontro ai genitori, mentre negli anni scorsi non si offriva nessuna alternativa in caso di sciopero o assemblee. «La volontà e la responsabilità di far comunque fronte alle difficoltà delle famiglie e dei bambini — scrive la partecipata di Palazzo Marino — nel poco tempo a disposizione ci ha indotto a una soluzione che si è rivelata purtroppo non all’altezza». Impossibile poi preparare pasti d’emergenza per tutte le diete speciali, che si suddividono in 25 tipologie. Per i piccolissimi dei nidi, ricorda la società, è stato confezionato un pasto d’emergenza su misura. MiRi annuncia poi che costituirà «una commissione con l’intento di chiarire quanto non ha funzionato».
Anche l’assessore all’Educazione Laura Galimberti si dice pronta a un incontro con la partecipata «per chiarire che una situazione analoga non dovrà ripetersi più. Sarà nostra cura fare in modo che in future occasioni vengano seguite le procedure di controllo anche per i menu d’emergenza».