Piastra di Expo La sentenza a inizio 2019 E Sala chiede di essere sentito
Il processo
Il processo per «falso» (nella vicenda Expo) al sindaco di Milano, Giuseppe Sala, potrebbe arrivare a sentenza all’inizio del 2019, 7 mesi prima dela prescrizione. All’esordio ieri del dibattimento, infatti, la X sezione del Tribunale (presidente Paolo Guidi, a latere Angela Minerva e Chiara Valori) ha fissato un calendario che, dopo lo scioglimento il 10 dicembre delle questioni preliminari, avrà udienze il 14, 16, 21 e 30 gennaio 2019, e l’11 febbraio. Tra le fonti di prova tutti gli imputati hanno chiesto di essere interrogati, compreso Sala. Le difese hanno poi chiesto l’inutilizzabilità delle intercettazioni del 2013 che, a differenza di quelle del 2014, non sarebbero recuperabili in base alle norme sulla trasmigrazione o meno di intercettazioni provenienti da altri procedimenti (qui dall’allora «contenitore» delle indagini su Expo). I pg Vincenzo Calia e Massimo Gaballo hanno replicato che ciò che conta è che la polizia giudiziaria le avesse segnalate, non che le avesse prospettate «non rilevanti» ai pm, i quali ad avviso dei due pg avrebbero dovuto prenderne spunto per procedere a iscrizione di notizia di reato sul falso, rivitalizzato a processo solo dopo che la Procura Generale ebbe ad avocare il fascicolo. Il tema è la retrodatazione nel maggio 2012 di due verbali di sostituzione di due componenti della commissione aggiudicatrice della gara per il maxi appalto della «piastra» di Expo.
Con Sala è imputato l’ex manager Expo, Angelo Paris, mentre per un diverso profilo di turbativa d’asta sono citati in giudizio l’ex dg di Infrastrutture lombarde spa (Ilspa), Antonio Rognoni, e l’ex presidente della Mantovani spa Piergiorgio Baita.