«Ho pagato per far fuori il suo uomo» Arrestato lo stalker geloso della ex
Il 35enne era già stato «ammonito». Nel 2018 atti persecutori in calo dell’11 per cento
Gli appostamenti sotto casa, i messaggi, le telefonate, i regali che lei non aveva mai chiesto, e quelle minacce sempre più gravi e mirate contro il suo nuovo compagno: «Ho pagato le persone per farlo fuori. Due colpi in testa. Questo qua fa una brutta fine, lo lascio come uno straccio». Per la donna, italiana cinquantenne, libera professionista, l’incubo è finito grazie ai poliziotti della Divisione anticrimine della Questura, che hanno arrestato il suo ex, un imprenditore egiziano di 15 anni più giovane. Nei confronti del nordafricano, gli agenti hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dall’autorità giudiziaria di Brescia (città nella quale si sono svolti parte dei fatti). Il 35enne è una delle 83 persone raggiunte, nel corso del 2018, dall’atto di ammonimento emesso dal questore Marcello Cardona per atti persecutori, secondo quanto riferito dai responsabili dell’Ufficio stalking, maltrattamenti e minori, diretto da Alessandra Simone. Si tratta di una forma di tutela preventiva per la vittime di persecuzione, finalizzata a ottenere una diffida formale rivolta all’autore dei comportamenti molesti. L’eventuale mancata osservanza di questo ammonimento costituisce un’aggravante nella contestazione del reato di stalking.
Uno strumento che, stando a quanto comunicano da via Fatebenefratelli, produce un buon effetto deterrente, visto che il delitto di atti persecutori, tra gennaio e settembre, ha subito un calo dell’11 per cento rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, passando da 703 casi a 626, considerando anche la provincia e la zona di Monza e Brianza.
In sessanta, invece, si sono sottoposti al Protocollo Zeus, una specie di percorso terapeutico, avviato d’intesa tra la polizia e il Centro italiano per la promozione della mediazione, per migliorare la «gestione delle emozioni».
Tra questi ultimi c’era anche il 35enne egiziano finito in manette nei giorni scorsi. Solo che per lui, titolare di una impresa di pulizie, non era possibile alcun percorso di ravvedimento. L’uomo, infatti, si è rivelato un manipolatore scaltro. Accondiscendente e ragionevole davanti alle autorità e durante gli incontri che avrebbero dovuto aiutarlo a voltare pagina. Ossessivo e senza scrupoli davanti alla vittima. La relazione con la cinquantenne, che aveva conosciuto per motivi legati al suo lavoro, è iniziata nel 2010, e si è conclusa dopo quattro anni per decisione della donna.
Le cose hanno preso la piega sbagliata nel 2018, quando lei ha allacciato un nuovo rapporto con un altro. È a quel punto che l’egiziano ha cominciato a darle il tormento.
Per mesi l’avrebbe perseguitata seguendola negli spostamenti, con messaggi offensivi, minacce di morte a lei e ai suoi cari. Riuscendo, addirittura, a violare i codici di accesso del cellulare della vittima, dopo aver pagato a un informatico la somma di 6mila euro, stando a quanto riferito dallo stesso alla polizia. In questo modo ha avuto accesso alle conversazioni private della donna, annullandole ogni forma di privacy.
Lei, costretta a vagabondare tra le case delle amiche per sfuggire a quell’assillo. Lui, incurante dell’avviso della polizia, che le imponeva di lasciare l’uomo. Di essere di nuovo felice con qualcuno. Fino a quelle parole: «Gli faccio fare la fine che merita, due colpi in testa, e scappo».