Campo sinti «Chi ci vive pagherà lo sgombero»
Gallarate
Non è un ultimatum, bensì un avviso: «Dal 23 novembre ogni giorno sarà buono e arriveranno le ruspe al campo sinti di via Lazzaretto». Parola di Andrea Cassani, sindaco di Gallarate già in passato distintosi per aver pagato di tasca propria il biglietto del treno pur di mandar via dalla città alcuni richiedenti asilo. Ma qui la questione è diversa. L’area pubblica su cui campeggiano roulotte e case mobili dove vivono circa 80 persone è stata occupata secondo il Comune abusivamente, almeno dal 2009, da quando cessò di avere effetto l’accordo con l’amministrazione di allora. Poi arrivò una sentenza di sfratto del tribunale, nel 2011. La decisione del sindaco poggia su una circolare del Viminale che in caso di sgombero prevede un supporto dei soggetti con fragilità solo in assenza di una sistemazione alternativa offerta dai parenti prossimi. «Abbiamo effettuato verifiche patrimoniali e anagrafiche e nessuna delle famiglie risulta in situazione di indigenza». Quello che invece la giunta ha stanziato sono i 40 mila euro per l’intervento di demolizione «che sarà a carico degli abusivi». Una linea di indirizzo esposta al prefetto di Varese il 15 novembre e ribadita in un incontro in municipio con due rappresentanti delle famiglie sinti: «Andatevene, butteremo giù tutto». Che succederà ora? Le associazioni che gravitano attorno al campo sono diverse e determinate a prestare assistenza fino all’ultimo. Anna Balzarini del circolo Acli «Achille Grandi», da sei anni aiuta i minori in età scolare per i compiti pomeridiani che si svolgevano fino a qualche mese fa in un container posato a spese dell’associazione, e ora rimosso. «Da quando il sindaco ha minacciato di far pagare le spese di rimozione alle famiglie abbiamo portato via la “casetta dei compiti”, e i ragazzi hanno studiato all’aria aperta, finché è stato possibile. Siamo determinati fino all’ultimo alla ricerca del dialogo. Abbiamo proposto soluzioni alternative come “micro aree”, o cascine ristrutturate, ma l’amministrazione comunale non ci sente».