Anziani truffati, presa la banda dei «finti marinai»
Lodi
Maurizio smette di affettare il suo bitto e sfila dalla tasca il cellulare. «Vedi? Con questa app controllo la qualità del latte e lo stato di salute delle mucche». Tutto nello schermo di un telefonino. «Qui sopra il bollettino meteo di Arpa e i valori dei nitrati». Clicca più in basso e appare un grafico: una barra colorata che passa dal verde al rosso. «Così monitoro quanto latte è stato conferito alla cooperativa, dobbiamo stare attenti a non superare le quote». Altra opzione e compaiono colonnine di altezze diverse in base ai mesi. «Per capire quanto latte faccio a seconda del periodo dell’anno». Maurizio Giboli è uno dei promotori del progetto «Montagna in movimento» della Latteria sociale Valtellina. Una cooperativa che riunisce 105 soci tra le province di Sondrio, Lecco e Como e si è appena lanciata in un piano per creare «allevatori digitali». L’obiettivo è riqualificare le aziende, oltre a sviluppare una app per semplificare il lavoro in stalla.
«Si potranno vedere in tempo reale tutti i dati — continua Giboli —, verificare i documenti sullo stato di salute del bestiame». Perché stare sugli alpeggi non basta per rispettare tutte le norme sul benessere animale. Far parte della cooperativa e sfruttare la tecnologia però aiuta. «Se qualche parametro del latte è irregolare, ad esempio, la app invierà una notifica. Così l’allevatore potrà intervenire subito». E un latte più buono vuole dire un bonus alla fine del trimestre, in aggiunta al prezzo stabilito (45 centesimi al litro per la Latteria Sociale Valtellina contro i 33/38 medi della Lombardia). In più, grazie alla piattaforma si potrà comunicare con gli altri allevatori, consultare la classifica delle aziende migliori e accedere a una sezione di vendo/ scambio attrezzature e macchinari.
Dei 105 soci, in cinque si sono fatti avanti per mettere a punto la app insieme ai ricercatori della Statale di Milano. Tra loro Giada Zamboni, 25 anni, che insieme alla sorella Tecla lavora nell’azienda di famiglia. «Uno strumento in più che ci aiuterà a monitorare la qualità del latte — spiega
«In che mercato andiamo oggi?». «A Cusano». «Allora, io faccio il marinaio, tu il funzionario delle Poste, tu l’esperto di gioielli...». Iniziava così la battuta di caccia di otto truffatori al tavolino di un bar di via Meda, a Milano. Un foglio con annotati i mercati di giornata, la suddivisione dei ruoli, l’attrezzatura da portare sul posto di lavoro. Una scena stile «Amici Miei», ma in cui i protagonisti erano malviventi professionisti che agganciavano le vittime, di norma anziani, per farsi consegnare cifre dai 1.400 ai 2.000 euro col miraggio di guadagnare soldi trafficando con i gioielli. Dopo un anno di indagini la squadra mobile di Lodi ha smantellato la banda dei «finti marinai». Otto milanesi con precedenti per truffa che da due anni battevano le province del Piemonte e della Lombardia: la questura ha ricostruito almeno 14 episodi tra il 6 dicembre 2016 e l’1 giugno 2017 tra Lodi, Milano, Varese, Pavia, Novara e Torino. I «marinai» (così chiamati perché il personaggio principale del raggiro era un presunto lupo di mare finlandese con bisogno urgente di denaro per imbarcarsi a Genova) si muovevano a 4-5 per volta con tre ruoli definiti e due pali. Destinazione, i mercati settimanali dove le persone anziane sole sono più facili da trovare. Al marinaio finnico disorientato (con tanto di badge fasullo a nome Mark Laurssen e parlante un misto di inglese e spagnolo) si aggiungeva il funzionario postale che offriva aiuto e infine l’orefice che aveva il compito di valutare i gioielli che il marinaio vendeva per realizzare contanti. Il gioielliere si offriva di acquistarli (per 12 mila euro) ma non subito, il postale asseriva di poterne mettere 10 mila (in una mazzetta di banconote da 500 euro false) e proponeva alla vittima di versare il resto, circa 2mila euro, con la prospettiva di rivenderli poi al gioielliere, guadagnandoci. Ovviamente i tre sparivano, lasciando ai malcapitati un sacchetto di monili senza valore. Gli otto marinai fasulli sono stati denunciati per associazione a delinquere. —. Ora abbiamo un gestionale, ma è macchinoso. Con la app basterà dare un’occhiata». Giada dopo il liceo classico si è iscritta ad Agraria e poi ha scelto di rimanere a Colorina, paesino di 1.400 abitanti in Valtellina, e alzarsi tutti i giorni alle 4.30 per portare avanti la tradizione inaugurata dal papà nel 1968. «Abbiamo 180 mucche, di cui 75 da latte. Facciamo venti quintali al giorno». Da cosa dipende la qualità? «Soprattutto dall’alimentazione del bestiame, dal benessere e dalla salute». A guidare il team della Statale che perfezionerà la app c’è Anna Gaviglio, docente di Economia e politica agraria del dipartimento Vespa. «Ci interfacceremo con gli informatici per identificare i dati utili a capire le perfomance aziendali — spiega la professoressa — e testeremo il gradimento dei soci della coop». Fine lavori tra due anni.
Oltre alla app, il progetto Montagna in Movimento prevede l’introduzione di robot di mungitura e sistemi meccanici per gestire le mandrie, la ristrutturazione delle stalle e l’installazione di impianti per depurare le acque reflue delle attività agricole. Un piano da sei milioni di euro, 2,2 dei quali finanziati da Regione Lombardia. Sono 18 i partner coinvolti. «È un progetto di cui siamo orgogliosi — spiega Fabio Perini, presidente di Confcooperative FedAgriPesca Lombardia — perché consente di valorizzare filiera e imprese in montagna. Qui al latte viene riconosciuto un valore più alto rispetto alla pianura, permettendo agli allevatori di rimanere e investire sul territorio».