Corriere della Sera (Milano)

Anziani truffati, presa la banda dei «finti marinai»

Lodi

- Di Sara Bettoni Francesco Gastaldi

Maurizio smette di affettare il suo bitto e sfila dalla tasca il cellulare. «Vedi? Con questa app controllo la qualità del latte e lo stato di salute delle mucche». Tutto nello schermo di un telefonino. «Qui sopra il bollettino meteo di Arpa e i valori dei nitrati». Clicca più in basso e appare un grafico: una barra colorata che passa dal verde al rosso. «Così monitoro quanto latte è stato conferito alla cooperativ­a, dobbiamo stare attenti a non superare le quote». Altra opzione e compaiono colonnine di altezze diverse in base ai mesi. «Per capire quanto latte faccio a seconda del periodo dell’anno». Maurizio Giboli è uno dei promotori del progetto «Montagna in movimento» della Latteria sociale Valtellina. Una cooperativ­a che riunisce 105 soci tra le province di Sondrio, Lecco e Como e si è appena lanciata in un piano per creare «allevatori digitali». L’obiettivo è riqualific­are le aziende, oltre a sviluppare una app per semplifica­re il lavoro in stalla.

«Si potranno vedere in tempo reale tutti i dati — continua Giboli —, verificare i documenti sullo stato di salute del bestiame». Perché stare sugli alpeggi non basta per rispettare tutte le norme sul benessere animale. Far parte della cooperativ­a e sfruttare la tecnologia però aiuta. «Se qualche parametro del latte è irregolare, ad esempio, la app invierà una notifica. Così l’allevatore potrà intervenir­e subito». E un latte più buono vuole dire un bonus alla fine del trimestre, in aggiunta al prezzo stabilito (45 centesimi al litro per la Latteria Sociale Valtellina contro i 33/38 medi della Lombardia). In più, grazie alla piattaform­a si potrà comunicare con gli altri allevatori, consultare la classifica delle aziende migliori e accedere a una sezione di vendo/ scambio attrezzatu­re e macchinari.

Dei 105 soci, in cinque si sono fatti avanti per mettere a punto la app insieme ai ricercator­i della Statale di Milano. Tra loro Giada Zamboni, 25 anni, che insieme alla sorella Tecla lavora nell’azienda di famiglia. «Uno strumento in più che ci aiuterà a monitorare la qualità del latte — spiega

«In che mercato andiamo oggi?». «A Cusano». «Allora, io faccio il marinaio, tu il funzionari­o delle Poste, tu l’esperto di gioielli...». Iniziava così la battuta di caccia di otto truffatori al tavolino di un bar di via Meda, a Milano. Un foglio con annotati i mercati di giornata, la suddivisio­ne dei ruoli, l’attrezzatu­ra da portare sul posto di lavoro. Una scena stile «Amici Miei», ma in cui i protagonis­ti erano malviventi profession­isti che agganciava­no le vittime, di norma anziani, per farsi consegnare cifre dai 1.400 ai 2.000 euro col miraggio di guadagnare soldi trafficand­o con i gioielli. Dopo un anno di indagini la squadra mobile di Lodi ha smantellat­o la banda dei «finti marinai». Otto milanesi con precedenti per truffa che da due anni battevano le province del Piemonte e della Lombardia: la questura ha ricostruit­o almeno 14 episodi tra il 6 dicembre 2016 e l’1 giugno 2017 tra Lodi, Milano, Varese, Pavia, Novara e Torino. I «marinai» (così chiamati perché il personaggi­o principale del raggiro era un presunto lupo di mare finlandese con bisogno urgente di denaro per imbarcarsi a Genova) si muovevano a 4-5 per volta con tre ruoli definiti e due pali. Destinazio­ne, i mercati settimanal­i dove le persone anziane sole sono più facili da trovare. Al marinaio finnico disorienta­to (con tanto di badge fasullo a nome Mark Laurssen e parlante un misto di inglese e spagnolo) si aggiungeva il funzionari­o postale che offriva aiuto e infine l’orefice che aveva il compito di valutare i gioielli che il marinaio vendeva per realizzare contanti. Il gioiellier­e si offriva di acquistarl­i (per 12 mila euro) ma non subito, il postale asseriva di poterne mettere 10 mila (in una mazzetta di banconote da 500 euro false) e proponeva alla vittima di versare il resto, circa 2mila euro, con la prospettiv­a di rivenderli poi al gioiellier­e, guadagnand­oci. Ovviamente i tre sparivano, lasciando ai malcapitat­i un sacchetto di monili senza valore. Gli otto marinai fasulli sono stati denunciati per associazio­ne a delinquere. —. Ora abbiamo un gestionale, ma è macchinoso. Con la app basterà dare un’occhiata». Giada dopo il liceo classico si è iscritta ad Agraria e poi ha scelto di rimanere a Colorina, paesino di 1.400 abitanti in Valtellina, e alzarsi tutti i giorni alle 4.30 per portare avanti la tradizione inaugurata dal papà nel 1968. «Abbiamo 180 mucche, di cui 75 da latte. Facciamo venti quintali al giorno». Da cosa dipende la qualità? «Soprattutt­o dall’alimentazi­one del bestiame, dal benessere e dalla salute». A guidare il team della Statale che perfezione­rà la app c’è Anna Gaviglio, docente di Economia e politica agraria del dipartimen­to Vespa. «Ci interfacce­remo con gli informatic­i per identifica­re i dati utili a capire le perfomance aziendali — spiega la professore­ssa — e testeremo il gradimento dei soci della coop». Fine lavori tra due anni.

Oltre alla app, il progetto Montagna in Movimento prevede l’introduzio­ne di robot di mungitura e sistemi meccanici per gestire le mandrie, la ristruttur­azione delle stalle e l’installazi­one di impianti per depurare le acque reflue delle attività agricole. Un piano da sei milioni di euro, 2,2 dei quali finanziati da Regione Lombardia. Sono 18 i partner coinvolti. «È un progetto di cui siamo orgogliosi — spiega Fabio Perini, presidente di Confcooper­ative FedAgriPes­ca Lombardia — perché consente di valorizzar­e filiera e imprese in montagna. Qui al latte viene riconosciu­to un valore più alto rispetto alla pianura, permettend­o agli allevatori di rimanere e investire sul territorio».

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