Corriere della Sera (Milano)

Sala e Parisi bis a 30 mesi dal voto «Visioni comuni, scenario cambiato»

- Di Pierpaolo Lio

Negli ultimi duelli pubblici erano volate scintille, nonostante il sobrio curriculum managerial­e che li accomuna. La caccia all’ultimo voto per la poltrona di sindaco è però ormai alle spalle. E oltre due anni dopo, Beppe Sala e Stefano Parisi si ritrovano di nuovo gomito a gomito. L’occasione è la presentazi­one in sala Alessi, a Palazzo Marino, del «Rapporto sulle pubbliche amministra­zioni in Italia: reinventar­e lo Stato», curato dall’associazio­ne «Amici di Marco Biagi». Questa volta «i due outsider della politica», come li presenta l’ex ministro al Lavoro Maurizio Sacconi, presidente dell’associazio­ne, sono però in piena sintonia. A partire dal giudizio al «governo del cambiament­o» in salsa pentaleghi­sta. Il primo critica la manovra economica, il secondo boccia in toto i progetti del nuovo esecutivo. Tanto che Sala ammette: «C’è un modo di intendere le politiche di sviluppo economico del nostro Paese che ci può vedere senz’altro vicini». E attacca: «Questa manovra è sbagliata perché immagina un Paese su un’onda virtuosa di crescita da sfruttare che però non c’è». Un abbaglio, sostiene, dovuto a un vecchio male della politica italiana: «Il vero dramma è che chi fa politica sente troppo l’esigenza di portare risultati a breve termine». Il giudizio del leader di Energie per l’Italia è senz’appello. «Questo governo — dice — è quanto di più lontano da quel che serve davvero al Paese». I punti di contatto non si fermano qua: i due ex manager dimostrano visioni simili anche sulla necessità di una massiccia iniezione di tecnologia nella macchina pubblica. «La nostra pubblica amministra­zione è la palla al piede del Paese, preda di un immobilism­o totale, per burocrazia e costi — accusa Parisi —. Dobbiamo puntare su digitalizz­azione, investimen­ti in tecnologie, formazione, valorizzaz­ione delle risorse umane, contabilit­à finanziari­a ed economica». La ricetta di Sala è «nuove tecnologie, riforme», oltre alla semplifica­zione dei «troppi livelli di controllo che complicano le cose».

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Rivali Beppe Sala e Stefano Parisi, due anni e mezzo dopo il voto

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