Sala e Parisi bis a 30 mesi dal voto «Visioni comuni, scenario cambiato»
Negli ultimi duelli pubblici erano volate scintille, nonostante il sobrio curriculum manageriale che li accomuna. La caccia all’ultimo voto per la poltrona di sindaco è però ormai alle spalle. E oltre due anni dopo, Beppe Sala e Stefano Parisi si ritrovano di nuovo gomito a gomito. L’occasione è la presentazione in sala Alessi, a Palazzo Marino, del «Rapporto sulle pubbliche amministrazioni in Italia: reinventare lo Stato», curato dall’associazione «Amici di Marco Biagi». Questa volta «i due outsider della politica», come li presenta l’ex ministro al Lavoro Maurizio Sacconi, presidente dell’associazione, sono però in piena sintonia. A partire dal giudizio al «governo del cambiamento» in salsa pentaleghista. Il primo critica la manovra economica, il secondo boccia in toto i progetti del nuovo esecutivo. Tanto che Sala ammette: «C’è un modo di intendere le politiche di sviluppo economico del nostro Paese che ci può vedere senz’altro vicini». E attacca: «Questa manovra è sbagliata perché immagina un Paese su un’onda virtuosa di crescita da sfruttare che però non c’è». Un abbaglio, sostiene, dovuto a un vecchio male della politica italiana: «Il vero dramma è che chi fa politica sente troppo l’esigenza di portare risultati a breve termine». Il giudizio del leader di Energie per l’Italia è senz’appello. «Questo governo — dice — è quanto di più lontano da quel che serve davvero al Paese». I punti di contatto non si fermano qua: i due ex manager dimostrano visioni simili anche sulla necessità di una massiccia iniezione di tecnologia nella macchina pubblica. «La nostra pubblica amministrazione è la palla al piede del Paese, preda di un immobilismo totale, per burocrazia e costi — accusa Parisi —. Dobbiamo puntare su digitalizzazione, investimenti in tecnologie, formazione, valorizzazione delle risorse umane, contabilità finanziaria ed economica». La ricetta di Sala è «nuove tecnologie, riforme», oltre alla semplificazione dei «troppi livelli di controllo che complicano le cose».