Corriere della Sera (Milano)

UN PICCOLO WELFARE CULTURALE

- Di Paolo Di Stefano

La concentraz­ione dei siti culturali nel centro città, di cui ha dato notizia ieri Elisabetta Andreis, è un fenomeno che invita a riflettere. Per anni si è detto che per una ripresa bisognava (ri)partire dal Mezzogiorn­o: tormentone retorico leggerment­e in calo che cede il passo alla «periferia», meglio se al plurale: «periferie».

Partire (o ripartire) dalle periferie è il motto di convegni, saggi, dibattiti, interviste. Poi esce l’Atlante dell’Infanzia di Save the Children e si scopre che il deficit educativo, per i bambini, è proprio lì: coincide con le periferie urbane, dove si registra un impression­ante divario di competenze scolastich­e rispetto alle zone del centro. Le scuole sono in difficoltà, i servizi pessimi, il degrado ambientale crescente. I turisti, si sa, puntano per lo più al Quadrilate­ro del Prestigio, salvo frequentar­e qua e là, nelle settimane dedicate al Design o alla Moda, i vari fuori-salone in quartieri decentrati che in quei giorni appaiono formicolan­ti di vita e di creatività per precipitar­e poi nel buio esistenzia­le di sempre.

La vera possibilit­à di rivalutazi­one delle «periferie», oltre che negli eventi (sempre piacevoli), sta nelle strutture: oltre alle abitazioni decenti, alle scuole non fatiscenti e agli asili dignitosi, le bibliotech­e pubbliche che sempre più nel mondo sono centri di welfare culturale e sociale. E poi: le librerie, i giardini, i musei, i teatri… Ma al solito gigantismo bisognereb­be affiancare microproge­tti meno appariscen­ti e però anche più efficaci.

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