Negozi storici da black friday
La reazione delle vetrine secolari agli sconti dei giganti del web: «La nostra concorrenza offline»
Il negozio di Guido Decio è lì dal 1929, l’anno del «lunedì nero». Nello spazio tra la chiesa dell’Incoronata e corso Garibaldi suo nonno — «brianzolo, venditore ambulante di lino» — mise una serranda tra le colonne simil-corinzie e il pavimento decorato, che oggi il 77enne mostra in un «tour» ai clienti. «Di qui passavano i nobili e gli Sforza per andare a messa, senza mischiarsi alla plebe». La storia raccontata dai commercianti diventa marketing, la crisi di Wall Street «un ottimo affare» come oggi il «venerdì nero». «Black fri-dày» pronuncia Decio etimologicamente, senza saperlo. Il giorno «libero» degli sconti selvaggi ha finito col piacere per forza, ai negozianti storici di Milano. Nato sulle piattaforme di e-commerce, si è trasferito in vetrine centenarie o quasi, costrette ad adeguarsi ai tempi. I saldi sono svogliati ma diffusi, «tra il 10 e il 30 per cento» in un negozio su due secondo una stima della Camera di Commercio. «Raggiungono i consumatori per lo più attraverso i social network» per riportarli nelle vie dello shopping, spiega Valeria Gerli, membro di giunta dell’associazione dei commercianti. «L’evento sta prendendo sempre più piede soprattutto in centro città».
La scelta del resto è obbligata. «Altrimenti quel giorno non lavori, la gente esce proprio alla ricerca delle offerte» raccontano Guido De Nardo, 65 anni e i suoi figli, Silvia e Luca. Nella boutique Cadè, in Galleria fin dal 1926, vendono camicie e cravatte di gran classe a una clientela «composta per un quinto di habitué e per il resto da turisti e
passanti». Non aderire al venerdì nero «sarebbe impensabile». Ma per un’impresa famigliare è faticoso adeguarsi alle nuove regole. «La gente è abituata a vedersi proporre sconti quasi ogni giorno e il commercio si deve adeguare, correre ai ripari». Il nome deriva dall’unione dei cognomi dei due fondatori, Canziani e De Nardo, zio e bisnonno di Guido.Capita che sia scambiato
per una camiceria francese. Cosa si venderà al black Friday? «Le cravatte strette, il must del momento. E camicie di colore scuro, i giovani le adorano» dice Guido.
I negozianti che ci mettono la faccia da un secolo (o quasi) sfidano il web così: con la gentilezza e la fiducia. Al contrario dei saldi stagionali programmati, per cui garantisce l’associazione dei commer- cianti, i «fuori-programma» dei colossi dell’e-commerce sfuggono alle regolamentazioni: a volte i saldi sono specchietti per allodole. Secondo un’indagine del comparatori di prezzi Idealo, l’anno scorso tra black friday e cyber monday (il lunedì successivo, con sconti sui prodotti elettronici) si è registrato un aumento degli acquisti del 20 per cento, a fronte di un saldo reale sui prezzi del tre per cento. I regali cambiano senza cambiare mai. Martina e Paolo Scaccabarozzi, i titolari di Fortura Giocattoli, insegna fondata dai loro bisnonni nel 1914 sono al secondo «black Friday», nei negozi di via Olmetto e via Pietrasanta. «Lo facciamo perché i clienti apprezzano. Sono cambiate le abitudini di acquisto. Prima ai regali di Natale si pensava già a settembre, ora è tutto concentrato all’ultimo. L’anno scorso abbiamo tenuto uno sconto del 10 per cento, quest’anno vedremo. Del resto, pur stando in centro, essendo nati come grossisti, non abbiamo mai voluto essere una boutique del giocattolo: abbiamo un assortimento con tante marche e prezzi di range diversi». La tendenza? «Il ritorno delle bambole». I grandi classici non tramontano, come le insegne storiche.
La moda Giornata di promozioni sempre più diffusa non solo in Rete ma anche tra le botteghe tradizionali del centro
L’effetto A volte i saldi sono specchietti per le allodole Secondo una ricerca l’anno scorso prezzi calati solo del 3%