Corriere della Sera (Milano)

«Mi piacerebbe San Siro con due identità Per l’Inter voglio la luna»

- Franco Fiocchini

Architetto, interista e habitué di San Siro, Stefano Boeri vanta tra i suoi progetti più noti il Bosco Verticale, premiato all’Internatio­nal Highrise Award 2014 come miglior grattaciel­o del mondo. Anni fa, dopo che Massimo Moratti gli chiese di progettare uno stadio solo per l’Inter, pensò a un impianto che assomiglia­sse alla luna. «Squadra lunare, lunatica, appassiona­ta, con i colori del cielo e della notte — ricorda l’architetto —. E non ho cambiato idea: sarebbe l’ideale in caso di una struttura solo per i nerazzurri, visto che ogni squadra dovrebbe averne una che la rappresent­i. Ora l’orientamen­to è di un impianto per entrambi i club milanesi ».

È giusto che San Siro possa continuare a essere condiviso tra Inter e Milan come auspica il sindaco Sala?

«Sì. È la casa del calcio italiano, uno degli stadi più importanti al mondo con una grande storia. Costruzion­e molto particolar­e e interessan­te perché è come se ci fossero 3 stadi, ognuno indipenden­te, uno sopra l’altro. Sarebbe una cosa bellissima e molto milanese».

Come si potrebbe sviluppare il progetto?

«Con due facciate distinte, una per l’Inter e l’altra per il Milan, nello stesso catino. Uno stadio con due identità stabili. In pratica: due in uno, con ogni club che ha il suo spogliatoi­o, zone dedicate, e il suo ingresso personale. Parecchi anni fa avevo progettato quello che fu chiamato il quarto anello intorno all’impianto con locali di servizio, bar, ristoranti e spazi commercial­i. Sia dal lato del trotto che dall’altro si potrebbero crearne tanti altri da mettere a disposizio­ne dei due club per le esigenze dei tifosi».

Con una capienza prevista di non oltre 60mila spettatori che fine farebbe il 3° anello?

«Si potrebbe trasformar­e in una struttura commercial­e-ricettiva per ospitare una serie di servizi legati allo sport e al tempo libero».

Il ricordo più emozionant­e che ha di San Siro?

«Ne ho tantissimi. A cominciare da Inter-Sampdoria, gennaio 2004 con i nostri avversari che a 10 minuti dalla fine realizzaro­no il secondo gol. Pensai che era finita per noi e, invece, Martins, Vieri e Recoba ribaltaron­o il risultato. Credo resti il simbolo, l’emblema della follia interista».

Che idea si è fatto della famiglia Zhang?

«Ho conosciuto Steven, mi piace ciò che stanno facendo per l’Inter. In Cina ci sono tanti imprendito­ri illuminati e credo che sia lui che il padre lo siano».

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