«Silvia generosa e appassionata»
Lo choc degli amici: non è un’irresponsabile
Al Casoretto dove Silvia Romano — la volontaria milanese di 23 anni rapita ieri in Kenya — abita con la mamma e un cagnolone nero, la conoscono tutti: «Un gioiello. Una ragazza che sorride sempre, empatica, con la passione per l’Africa, i bambini, il mondo della cooperazione internazionale», dice il fruttivendolo che l’ha vista crescere. «Fa una testa così a tutti, anche a me, ogni volta che passa — sorride il parrucchiere vicino di casa —. Questa estate era partita per un mese in Kenya e aveva deciso di tornarci all’inizio di novembre».
Ieri mattina, quando si è diffusa la notizia del suo rapimento, per amici e parenti è stato come un fulmine a ciel sereno. La sorella, che vive a Londra, è partita per raggiungere la mamma che nel pomeriggio si atteneva al silenzio precauzionale raccomandato dalla Farnesina. La descrivono tutti come sveglia, generosa, prudente. Ed è soprattutto l’ultima parola quella su cui tutti insistono. Come ci fosse il bisogno di difenderla. «Qualcuno sul web le ha dato dell’irresponsabile. Evidente che non la conosce — taglia corto Laura, compagna alla università privata Ciels per mediatori linguistici dove Silvia si è laureata a febbraio, con indirizzo in criminologia —. A chi dice che poteva starsene “tranquilla” in Italia rispondiamo semplicemente che il suo sogno è aiutare i bambini nei Paesi in via di sviluppo. Ha studiato per quello, lotta per quello in cui crede, ha imparato tre lingue, vuole lavorare nella cooperazione e deve fare esperienza».
Un altro amico, Daniele, dell’Istituto Natta dove si era diplomata, racconta: «È riuscita a trovare, subito dopo la triennale, questa sorta di stage da volontaria presso la onlus Africa Milele, dopo l’esperienza di agosto con la Orphan’s dream. Ha calcolato i rischi». Eppure Davide Ciarrapica, fondatore di questa seconda ong, non concorda: «Le avevo detto di non andare a Chakama perché non è un
Gli audio
Propaganda estremista Avremo tutte le intenzioni e volontà di rendere la vita dei cristiani un inferno, diffondendo il terrore giorno e notte al punto che ogni persona avrà paura dal suo vicino Non c’è limite per lo spargimento di sangue, quando si combattono i cristiani a casa loro non esistono innocenti
posto sicuro. «Vai nella foresta, in mezzo al niente», l’avevo avvertita. Ma a lei quel posto ispirava, voleva uscire con la gente locale, le regole non le vanno giù — dice —. Qualcuno sostiene che chi ha rapito Silvia cercava dei soldi, ma è raro che a Chakama si cerchi del denaro». Un amico keniano che ieri era con lei, Ronald, 19 anni, ha raccontato all’Agi: «Ho provato a difenderla ma non ci sono riuscito, uno di loro mi ha preso a bastonate. L’estate scorsa Silvia mi ha aiutato pagandomi le tasse della scuola, è una ragazza fantastica». Da molti anni insegna nel tempo libero alla Pro Patria 1883, e dall’anno scorso anche nella palestra Zero Gravity, zona via Padova: corsi per bambini, ginnastica artistica e ritmica. «È bravissima, aveva ricevuto la proposta di diventare titolare da settembre ma ha rinunciato per dedicarsi all’Africa» spiega il responsabile Andrea Poffe. La sua forza sta nelle relazioni positive che riesce a creare, commenta la tutor del Ciels, Federica Stizza: «Ha scelto una tesina sulla tratta di esseri umani e le minacce internazionali, aveva a cuore i tema della sicurezza sociale». Lei stessa, su Facebook, scriveva: «Ci vuole coraggio di essere davvero felici, di raccogliere un momento ordinario e trasformarlo in epico. Quel coraggio ce l’abbiamo dentro, è tutta una questione di scelta». Lei ha scelto di andare.
La missione
«Il suo sogno era aiutare i bambini del Terzo mondo: ha studiato per quello»