«Un sinodo sui bisogni della città»
L’impegno di Sala: riuniamo i costruttori del bene. «Risposta alle paure»
Un «sinodo laico», un «sinodo dei bisogni». Che veda insieme tutte le istituzioni della città, laiche e religiose, per dare risposte alle domande di solidarietà e inclusione che arrivano dalla città. Lo chiede l’arcivescovo Mario Delpini. Risponde subito sì il sindaco Beppe Sala.
Casa della Carità, 16 anni dalla fondazione. Una ricorrenza importante. Don Virginio Colmegna ha appena finito di parlare. Sul palco salgono l’arcivescovo e il sindaco intervistati da Elisabetta Soglio. Il tema è «La carità al tempo della paura». «Sarebbe importante trovarsi tutti insieme — dice Delpini — Tutte le istituzioni per capire le problematiche esistenti, le emergenze più provocatorie, disattese, le priorità da condividere. Non so in che forma. In Chiesa lo chiamiamo Sinodo». Risponde il sindaco: «Mi prendo l’impegno di individuare una formula per chiamare a raccolta tutti i costruttori del bene della città, perché sono convinto che da soli non si possono fare le cose e che non bisogna lasciarsi sopraffare dalle paure».
Tornano gli Stati generali della città di Milano («Ma per favore, non chiamiamoli così» dice Sala), lanciati nel 1998 dall’allora sindaco Gabriele Albertini. C’è più di una coincidenza. In quell’occasione il cardinale Carlo Maria Martini aveva partecipato con un videomessaggio. Oggi a chiedere di lavorare tutti insieme per trovare risposte ai bisogni sempre nuovi e sempre crescenti della città è Delpini. «È un giusto richiamo quello dell’arcivescovo — continua Sala — Il bisogno sta cambiando ed è necessario costruire l’alleanza di chi ha voglia di fare del bene. È il momento per sedersi, riflettere su chi siamo noi che vogliamo fare del bene. Qui, in sala, c’è anche il prefetto che potrebbe darci una mano».
Non è neanche un caso che la proposta arrivi in occasione del sedicesimo anniversario della Casa della carità, fondata dal cardinal Martini e proprio Martini volle che sindaco e arcivescovo fossero i due garanti della Fondazione. Un
La ricorrenza modello di collaborazione tra mondo laico e religioso destinato a continuare (così ha assicurato Sala a fronte della richiesta di rassicurazioni di don Virginio). La struttura di via Brambilla in questi anni ha ospitato quasi 3 mila persone con l’obiettivo di aiutarle a «uscire» dalla Casa nel più breve tempo possibile. «Partiamo dalla consapevolezza della dignità di ogni persona — dice Colmegna — rifiutando culture di chiusura o di affermazioni rancorose e incapaci di governare una realtà fatta di persone, volti, e non di numeri». Ogni riferimento all’attualità sembra puramente
L’arcivescovo
«Le istituzioni al tavolo per capire problemi, emergenze disattese e priorità da condividere»
voluto: «Dobbiamo comprendere che la crisi che stiamo vivendo è davvero drammatica — continua Colmegna — produce e legittima chiusure, suscita possibilità di avventure xenofobe e intolleranti su cui sembrerebbe moltiplicarsi il consenso diffuso». Ma c’è anche una richiesta al Comune: «Chiediamo di aiutarci a superare il rischio di essere ridotti soltanto a servizi offerti da un’impresa sociale che vive di gare d’appalto e convenzioni. Non possiamo rinchiudere i nostri interventi in risposte predefinite che a volte risultano inadeguate o di semplice contenimento».