Corriere della Sera (Milano)

Anfiteatro romano

UN SIMBOLO CELEBRA IL FUTURO

- Di Massimo Sideri

uando fin dal 286 d.C. l’augusto Marco Aurelio Valerio Massimiano iniziò a spostarsi a Milano regnava anche Dioclezian­o. Le residenze imperiali potevano essere molte e più o meno stabili. Ed è per questo che, passeggian­do per i Navigli, sono in pochi coloro che ricordano che anche l’ex accampamen­to militare, Mediolanum, può vantarsi di essere stato — a tratti — capitale dell’Impero romano d’Occidente. Oggi sottolinea­re che anche qui c’è stato il Colosseo può suscitare qualche ilarità nei romani. Di Colosseo ce n’è uno solo. Questo è pacifico. Lo sanno anche i tassisti napoletani che spesso propongono nel proprio tariffario la visita al Colosseo accanto a quella a Pompei nella speranza che qualche turista non conosca bene le distanze. Ma detto questo l’idea di puntellare la fantasia con degli alberi che riproponga­no la struttura originaria dell’anfiteatro nei pressi della porta Ticinensis è un esempio di coraggiosa innovazion­e. Si direbbe quasi che la Sovrintend­enza, abituata a giocare in difesa, abbia voluto tentare uno schema d’attacco. Per valutare il risultato bisognerà aspettare. Ma è già possibile immaginare che le dinamiche della città sapranno appropriar­si del nuovo spazio, come è già accaduto in piazza Liberty: ricordiamo­ci delle proteste feroci che hanno preceduto l’arrivo di Apple e che oggi stridono con il ritorno della vita in un angolo cadaverico del centro. Insomma, nessuno ricorderà che siamo stati capitale imperiale. Ma oggi tutti sanno che qui ha sede la capitale italiana dell’Innovazion­e.

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