Corriere della Sera (Milano)

L’impresa che sorveglia i cantieri M4 e il sospetto di legami con la camorra

L’azienda aspetta da 3 anni l’ok in Prefettura. L’amministra­trice è indagata a Napoli

- Di Cesare Giuzzi

La questione è spinosa e delicata. Perché da un lato c’è un appalto da milioni di euro e dall’altro accuse giudiziari­e che, sebbene non abbiano portato ad arresti, coinvolgon­o direttamen­te l’ex presidente del cda della società e attuale consiglier­e. In mezzo c’è il più importante cantiere «pubblico» aperto a Milano, quello per la nuova linea 4 della metropolit­ana. E sullo sfondo l’ombra dei clan della Camorra.

La vicenda riguarda la società Newpol srl con sede a Paderno Dugnano ma ufficio amministra­tivo a Giugliano in Campania. La società, che ha avuto ricavi per quasi due milioni nel 2017, si occupa di servizi di vigilanza privata e da tempo lavora (in associazio­ne temporanea d’impresa con un’altra società) al controllo degli accessi ai cantieri della «M4». Un compito che, come previsto, può essere assunto solo da imprese che risultano regolarmen­te iscritte alle «white list» della Prefettura. Ossia a quell’elenco di imprese, divise per i vari settori d’intervento, con una approfondi­ta certificaz­ione antimafia. Un provvedime­nto adottato ai tempi di Expo e oggi riconosciu­to come il miglior antidoto per tenere fuori dagli appalti pubblici, o di imprese a partecipaz­ione pubblica, società che potrebbero anche solo nascondere legami con i clan. Il tutto grazie a una sinergia che coinvolge questura, carabinier­i, polizia locale, guardia di Finanza, Direzione investigat­iva antimafia, Prefettura e Direzione distrettua­le antimafia. La Newpol ha chiesto l’iscrizione alla «white list» nell’ormai lontano 17 marzo 2015. Più di tre anni fa. Da allora però da corso Monforte non è mai arrivata alcuna autorizzaz­ione. Il portale online si limita a riportare la dicitura «Richiesta iscrizione». Tutto è dovuto a un’indagine della Dda di Napoli che riguarda il clan camorristi­co Amato-Pagano, attivo nella zona Nord del capoluogo campano, e soprattutt­o i reinvestim­enti dei soldi in sale giochi, ristoranti e speculazio­ni immobiliar­i. Un’inchiesta che vede 80 indagati ma che lo scorso giugno è stata eseguita dai carabinier­i e delle Fiamme gialle con un solo provvedime­nto cautelare concesso dal gip Mario Morra— un obbligo di dimora — a fronte di 11 arresti richiesti dai pm Vincenza Marra e Maurizio De Marco. Ora la Procura ha fatto ricorso al Riesame lamentando un errore di valutazion­e del giudice e chiedendo che vengano concessi gli 11 arresti negati.

La vicenda, su questo punto, è in attesa del nuovo pronunciam­ento del Tribunale. Quel che conta però è il coinvolgim­ento tra gli indagati di Giusi Marrone, 33 anni, napoletana di Quagliano, ex presidente della Newpol e ora consiglier­e d’amministra­zione.

I pm hanno chiesto il sequestro di alcune quote societarie intestate alla donna, che nascondere­bbero gli interessi del clan Amato-Pagano. Per questo la Prefettura non ha finora concesso il via libera alla certificaz­ione antimafia. Tuttavia da corso Monforte non è arrivato alcun diniego, che porterebbe automatica­mente la società ad essere esclusa

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