Furti, rapine, rifiuti La terra di nessuno salva per burocrazia
Intrecci di proprietà e costi alti: niente sgombero
Oggi sono 45, in prevalenza donne e, appunto, bambini. Alcuni frequentano la scuola. Arrivano da tutto il Nord Italia perché sanno che a Belfuggito le autorità non li possono mandare via. Furti, rapine, ricettazione, accattonaggio: in questo campo rom coperto si vive di espedienti.
I carabinieri di Lodi e Sant’Angelo a cadenza mensile effettuano controlli, retate, arresti. Solo tre giorni fa 30 militari e una squadra di tecnici Enel hanno scoperto 21 utenze abusive. C’era chi aveva scavato per allacciarsi al cavo interrato dell’alta tensione. Risultato: contatori disattivati e denunce per furto di energia elettrica. Un mese prima era stata la Procura di Trento a individuare in quella cascina immersa tra i campi il covo di una banda di ladri di trattori che colpiva in tutto il Nord: 33 furti, un milione di euro di materiale rubato, otto arresti. Nell’ultimo anno sono stati sette i blitz dei carabinieri: hanno trovato di tutto, da latitanti a quintali di Emmenthal rubato.
Si procede a colpi di denunce e arresti, ma la soluzione definitiva sembra impossibile da trovare: la cascina è proprietà di una società privata, seppur fallita, e il vecchio titolare (un imprenditore edile) non avrebbe mai denunciato l’occupazione abusiva. Le banche hanno messo in vendita l’immobile, con aste anche sotto i 100 mila euro, sempre deserte. Nessuno
Ingresso vuole Belfuggito. «I carabinieri stanno facendo un lavoro straordinario — prosegue il sindaco —, alla prefettura il problema è segnalato. Ordinanze? L’anno scorso ho fatto portare via due tonnellate di rifiuti, 400 pneumatici e 130 carcasse di automezzi, tra cui quattro autobus. Ora basta: il prezzo di questa situazione ricade sui santangiolini». L’opposizione ad agosto aveva presentato un’interrogazione sulle questuanti che da Belfuggito invadevano la zona dell’ospedale e dei supermercati con bambini al seguito: «Serve un’azione forte», avverte Giuseppe Carlin (FdI). Domenico Crespi che, quando guidava l’amministrazione con una giunta centrista, ha visto nascere intorno al 2005 il caso di cascina Belfuggito, spiega: «Ho provato a fare qualcosa, ma mi hanno sempre bloccato. Mi dicevano che ci pensava la magistratura». Eppure Belfuggito è ancora lì: con le sue mura diroccate, i suoi quintali di rifiuti e i suoi «fantasmi».