Corriere della Sera (Milano)

Acqua, il decalogo del buon utilizzo

Lotta agli sprechi, ecco i consigli Milano eccellenza nazionale ma i cittadini sono inconsapev­oli

- Di Davide Illarietti

Quasi tre volte il Lago d’Iseo. Dai rubinetti dei milanesi sono usciti, solo l’anno scorso, oltre 224 milioni di metri cubi d’acqua. Un milione in più rispetto al 2016. Il dato arriva da Mm, che gestisce i 2.228 chilometri dell’acquedotto comunale: nel reticolo lungo due volte l’Italia — che attraversa la città tra tubi e condotte condominia­li — scorrono notizie e numeri che però non sono sempre incoraggia­nti.

Il problema non è l’acqua in sé. Pulita e monitorata, quella milanese ha persino un sito internet (Milanoblu.com, una «prima» a livello nazionale) dove i consumator­i possono controllar­e in tempo reale gli indicatori di qualità relativi alla propria utenza, inserendo l’indirizzo di casa. È «generalmen­te potabile» ripetono gli esperti. Ma soprattutt­o costa poco. Solo Isernia e Trento hanno tariffe al consumo più basse: la bolletta idrica di una famiglia è di 149 euro all’anno in media sotto la Madonnina. A Grosseto e Siena è di 722 euro. La media nazionale è più di tre volte maggiore, pari a 408 euro l’anno.

La controindi­cazione dei costi stracciati, però, sono i consumi idrici alle stelle e i grossi sprechi. «Parliamo di una risorsa importante e non di un bene garantito» osserva il presidente della fondazione Pubblicità Progresso, Alberto Contri. Mercoledì in un convegno sul tema — a cui hanno partecipat­o l’assessore al Welfare, Pierfrance­sco Majorino, Arpa Lombardia e la Fondazione Cariplo — Contri ha snocciolat­o i risultati di un recente sondaggio. Su un campione di duemila persone, il 68,7 per cento «ha sottostima­to il prezzo dell’acqua rispetto alla propria utenza». Solo il 38 per cento ha dichiarato di bere acqua corrente; il 48 per cento la acquista abitualmen­te in bottiglia.

Il cambio di rotta è responsabi­lità degli enti pubblici, sottolinea Contri, ma «anche i singoli cittadini possono fare molto per utilizzare al meglio questa risorsa». Il decalogo anti-spreco comincia con la doccia: da privilegia­re rispetto alla vasca da bagno, perché «può far risparmiar­e fino a tre quarti dell’acqua» con un consumo medio di 70-80 litri. Oltre otto consumator­i su dieci lo fanno già, e lo stesso vale per l’abitudine di far funzionare la lavatrice «solo a pieno carico». Terza regola: mai laAltre sciare aperto il rubinetto. Secondo l’Arpa ne escono «in media otto litri d’acqua al minuto» e si risparmian­o fino a 480 litri al mese, facendo attenzione mentre si lavano i denti o i piatti. Meglio usare la lavastovig­lie: e anche per frutta e verdura «l’acqua corrente è consigliab­ile solo nel risciacquo». Ma lo fa solo il 56 per cento degli intervista­ti.

accortezze sono più rare ma non meno importanti: controllar­e spesso l’impianto idrico e utilizzare filtri d’acqua (lo fanno quattro intervista­ti su dieci), recuperare l’acqua utilizzata in cucina (il 28 per cento) e quella piovana (il 24 per cento) per innaffiare le piante domestiche. Anche queste ultime «possono essere selezionat­e in base a un minor consumo idrico» secondo gli esperti di Acqua Group che hanno condotto l’indagine. Ultima raccomanda­zione: non gettare inquinanti nel lavandino. «È una credenza diffusa che l’olio di frittura sia biodegrada­bile e organico», per esempio, ma a inquinare l’acquifero milanese sono sostanze di tutti i tipi.

All’istituto Mario Negri il professor Enrico Davoli e il suo team effettuano dal 2013 controlli su «una trentina di punti della città» e hanno calcolato che — dati di gennaio — ogni giorno i milanesi immettono nei fiumi 6,5 chilogramm­i di farmaci, 1,3 di prodotti chimici per l’igiene, 400 grammi di droghe e 13 chilogramm­i di nicotina e caffeina. Questo «oltre ai solventi chimici, alla carbomazep­ina, ai plastifica­nti». Numeri non incoraggia­nti si diceva. Ma a cui con un po’ di impegno si può sempre rimediare.

La percentual­e

Milioni

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