Tunnel del San Gottardo: tutta la storia
Libro
Milano-Zurigo in treno, tre ore e venti di viaggio. Fino all’estate 2016, prima dell’inaugurazione della Galleria di base del Gottardo (57 km. di lunghezza, record mondiale per un tunnel d’alta velocità), ce ne volevano più di quattro. Nel 2020 i tempi di percorrenza fra le due città scenderanno a tre ore. A metà Ottocento, quando ci si spostava in diligenza, per arrivare dall’Italia alla Svizzera centrale occorrevano due giorni. Il passo del San Gottardo è uno dei valichi più importanti delle Alpi, la porta di collegamento fra Nord e Sud Europa. Il libro fotografico «La ferrovia del Gottardo. Sempre all’avanguardia e proiettata nel futuro» di Adriano Cavadini, ne ripercorre l’intera storia. Nel 1882, dopo dieci anni di lavoro e un altissimo costo in vite umane, apre la prima galleria ferroviaria: 15 km che permettono viaggi rapidi, scambio di merci fra un Paese e l’altro e, per la Lombardia, il via al turismo lacustre dei popoli di lingua tedesca. «Il volume nasce perché non esisteva un testo, con un ricco apparato iconografico, che approfondisse la storia», spiega l’autore. «Non è solo una storia di treni, è il racconto di una svolta epocale».
Il programma sarà aperto, domani alle 18.30, dall’incontro-convegno «Di luce e d’ombra», cui seguiranno «Biografie di un corpo», percorso danzato dall’autore Davide Valrosso, «Meru» di Daria Menichetti, ispirato all’omonimo monte adorato da hinduisti, buddhisti e jainisti. Tra i quattordici spettacoli in cartellone, figurano «Appunti su Pastorale», ciclo «in progress» di quattro rituali coreografici firmato da Daniele Ninarello, abbinati martedì sera al lenitivo «Mai Mask» di Marianna Andrigo, qui anche interprete. Mercoledì attesi «Everything is okay», bombardamento d’immagini di Marco D’Agostin, e «Vav» di Paola Ponti, esercizio tra caduta e fallimento. L’idea del videogame, sulla falsariga di «Super Mario Bros», muove «LevelUp!», performance creata e interpretata da Claudia Marsicano e Daniele Turconi, mentre «Exp: je voudrais commencer par sauter» riflette sull’endemica mancanza di tempo nella nostra epoca (in scena giovedì). Quindi, «It Moves» di Matteo De Blasio mescola sacro e profano con irriverenza, «The Blue Hour» di Giorgio Azzone, per due danzatori, fotografa il momento dell’alba in cui la notte si colora di luce (venerdì).