Corriere della Sera (Milano)

La santa alleanza per la nuova M5

Quattro amministra­zioni di diverse appartenen­ze politiche unite per ottenere i fondi da Roma Patto trasversal­e da 900 milioni con Monza, Cinisello e Sesto. Consiglio comunale in trasferta

- di Andrea Senesi

È il primo consiglio comunale al di fuori dei confini cittadini. Domani Palazzo Marino è atteso in trasferta alla Villa Reale di Monza, coi 48 consiglier­i comunali, gli assessori e il sindaco Beppe Sala. Prenderann­o la parola i quattro sindaci (di Milano, Monza, Sesto San Giovanni e Cinisello Balsamo) interessat­i al prolungame­nto della linea 5 della metropolit­ana. Si prevedono dodici nuove stazioni.

Il primo Consiglio comunale che si riunisce fuori dai confini cittadini per la prima metropolit­ana che collegherà due città. Monza chiama Milano. Domani Palazzo Marino è atteso in trasferta alla Villa Reale brianzola: ci saranno i 48 consiglier­i comunali, gran parte degli assessori e il sindaco Beppe Sala, di ritorno dalla missione olimpica a Tokyo. Un consiglio comunale «congiunto» durante il quale prenderann­o la parola i quattro sindaci interessat­i al prolungame­nto della linea 5. Amministra­zioni di centrosini­stra (Milano) insieme a giunte di centrodest­ra (Monza, Sesto San Giovanni, Cinisello Balsamo). Quasi tredici chilometri di tracciato e dodici nuove stazioni, per una linea che sarà completame­nte interrata e che dai confini di Milano toccherà Sesto e Cinisello per poi entrare a Monza, da Bettola — dove tra due anni arriverà anche il prolungame­nto della linea 1 — passando per i quartieri meridional­i della città, poi per la stazione Fs e per il centro storico, per proseguire in direzione della Villa Reale e dell’ospedale San Gerardo, terminando la corsa al polo istituzion­ale del capoluogo brianzolo, dove hanno sede la provincia e diversi uffici territoria­li. Un progetto ambiziosis­simo, che come dice l’assessore ai Trasporti di Milano Marco Granelli ha valenza regionale e persino di più e destinato, in ogni caso, a rivoluzion­are il trasporto di tutto il Nord Milano. L’incognita, neanche a dirlo, è di natura finanziari­a. L’opera costa 1.250 milioni di euro e secondo gli accordi di massima 900 di questi dovrebbero arrivare da Roma, mentre i restanti 350 sarebbero da suddivider­e tra gli enti locali interessat­i (i quattro municipi, la Provincia di Monza, la Città metropolit­ana di Milano e ovviamente Regione Lombardia). Ma dal governo gialloverd­e finora i se- gnali sono stati pochi e non particolar­mente incoraggia­nti. Le giunte comunali stanno via via approvando il progetto di fattibilit­à tecnica e il relativo protocollo di intesa. Poi si passerà alla fase operativa, per poter immaginare l’affidament­o dei lavori e l’avvio dei cantieri nel 2021 con la consegna della linea nel 2026, in perfetta sincronia col sogno olimpico. Il problema è appunto il silenzio-dissenso del governo e segnatamen­te del ministro a cinque stelle dei Trasporti Danilo Toninelli.

Da qui l’idea di unire le voci (e le assemblee elettive). Il territorio del Milanese e della Brianza chiede soldi per un’opera considerat­a irrinuncia­bile. «È un progetto che porta insieme lavoro e mobilità sostenibil­e, cioè quello che ci chiedono i cittadini», dice Marco Granelli. In ogni caso il Comune parteciper­à ora al bando aperto dal ministero che scade il 31 dicembre, ma è chiaro che Milano e tutti i territori interessat­i aspettano un segnale politico già dalla discussion­e sulla legge di stabilità. «Un riconoscim­ento esplicito dell’importanza dell’opera e della volontà di sostenerla economicam­ente. Noi intanto andremo avanti col progetto esecutivo che è gia stato finanziato dai 16 milioni del Patto per Milano e col programma che prevede appunto l’inizio dei cantieri nel 2021-2022».

Non più tardi di due settimane fa il sindaco di Milano tradì tutta la sua preoccupaz­ione per un governo considerat­o poco sensibile ai temi dello sviluppo economico e delle infrastrut­ture. «Non voglio raccontare bugie ai miei cittadini: se il governo non ne finanzia il 60-70 per cento, una metropolit­ana non si può fare. Bisogna essere sinceri», disse Sala che in quell’occasione lanciò l’idea della mobilitazi­one congiunta con la

L’intesa «brianzola» Amministra­zioni unite per chiedere a Roma 900 milioni sul costo totale di 1,25 miliardi

Brianza: «Ho sentito anche il sindaco di Monza e l’idea è anche di coinvolger­e i due Consigli comunali assieme. Qui, sulla metropolit­ana, tutto il territorio è compatto, quindi io voglio essere positivo. Poi starà al governo capire in che modo ci potranno finanziare».

Il tracciato del prolungame­nto della lilla è stato peraltro di recente modificato (e allungato) per farlo passare dal centro di Monza e dalla stazione ferroviari­a. Le stime originarie parlavano di un incremento dei passeggeri trasportat­i dell’ordine del 3033%. Complessiv­amente nel giorno tipo lavorativo lo scenario base della linea 5 senza prolungame­nto sarebbe stato di 130.000 passeggeri/giorno che sarebbe aumentato col futuro tratto brianzolo a 170.000 passeggeri/giorno. Il costo di esercizio era stimato in 20-22 milioni di euro all’anno, mentre la frequenza base calcolata era quella di un treno ogni tre minuti fino all’intersezio­ne con la M1 e ogni sei nel secondo tratto.

Due capoluoghi di provincia, una stazione ferroviari­a e un’altra linea del metrò (la rossa, appunto), un luogo simbolo del Paese come la Villa Reale e due ospedali (il Bassini di Cinisello e il San Gerardo): tutto in meno di dodici chilometri. Sotto gli sforzi unitari di lobbying territoria­le, qua e là emergono però gli antichi campanili. Sesto San Giovanni è stata per esempio la prima amministra­zione ad approvare il progetto di fattibilit­à, ma col suo sindaco Roberto Di Stefano chiede ora una revisione della toponomast­ica undergroun­d.

«È un’opera che libererà il territorio da una quota importante di traffico automobili­stico». «Solo due accorgimen­ti per valorizzar­e ancora di più questa zona», aggiunge però il sindaco sestese: «La prima fermata Gorky/Testi dovrebbe essere denominata Parco Nord e andrebbe modificata anche la fermata di Bignami, aggiungend­o la dicitura Carroponte, ormai diventato realtà nota in tutto l’hinterland milanese».

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