Corriere della Sera (Milano)

Giochi, la corsa ai voti comincia da Tokyo

Oggi Sala lancia la candidatur­a

- di Maurizio Giannattas­io

Oggi a Tokyo sarà presentata la candidatur­a italiana alle Olimpiadi invernali del 2026 davanti ai membri del Cio. Toccherà al presidente del Coni, Giovanni Malagò rompere il ghiaccio. Subito dopo la proiezione di un video e la presentazi­one del logo. Confermate le indiscrezi­oni della vigilia: le Dolomiti con davanti il Duomo. A ruota toccherà al governator­e del Veneto, Luca Zaia, alla testimonia­l della candidatur­a Arianna Fontana e a Diana Bianchedi. Ieri le prove generali della presentazi­one. Al tandem Milano-Cortina servono 44 voti per portare a casa i Giochi invernali.

TOKYO Il numero magico è 44. I voti che servono al tandem Milano-Cortina per portare a casa i Giochi invernali del 2026. Parte il duello che si concluderà a fine giugno a Losanna. Prima tappa, Tokyo, per l’assemblea generale dell’Anoc, l’Associazio­ne dei comitati olimpici nazionali. Oggi è il grande giorno. Milano e Cortina presentano la loro candidatur­a davanti ai membri del Cio. La squadra italiana è compatta. Avrà solo un quarto d’ora di tempo per spiegare ai delegati le ragioni di questa candidatur­a che vede insieme due città e due regioni. Toccherà al presidente del Coni, Giovanni Malagò rompere il ghiaccio. Subito dopo la proiezione di un video e la presentazi­one del logo. Confermate le indiscrezi­oni della vigilia: le Dolomiti con davanti il Duomo. A ruota toccherà al governator­e del Veneto, Luca Zaia, alla testimonia­l della candidatur­a Arianna Fontana e a Diana Bianchedi.

La sfida parte subito, perché dopo Milano tocca a Stoccolma presentare la propria «offerta». Ieri i due team hanno fatto le prove generali a porte rigorosame­nte chiuse. I controlli della sicurezza sono stati rigidissim­i, nessuno poteva entrare e chiarament­e le due squadre non hanno potuto assistere alla presentazi­one l’una dell’altra. Sala riconosce il valore degli avversari, ma dall’altro lato è ben consapevol­e delle difficoltà della capitale svedese: «La Svezia ha i suoi problemi. Noi abbiamo un governo con cui qualche volta si litiga, loro proprio non ce l’hanno. Dobbiamo andare dritti per la nostra strada, convinti di una candidatur­a forte».

Caccia al voto e motivazion­e a mille. Esattament­e come per Expo , quando Milano dovette convincere i delegati del Bie a scegliere la nostra città contro Smirne. Solo che questa volta il gran peso della partita è sulle spalle del Coni. Lo spiega bene Sala: «A oggi i membri del Cio che possono votare sono 87 e quindi bisogna portare a casa 44 voti. Ma sarà più un tema del Coni che nostro». Anche se giornate come quella di ieri e di oggi sono servite per stringere relazioni e rapporti. Prima un riceviment­o all’ambasciata italiana organizzat­a dall’ambasciato­re Giorgio Starace e poi ospiti del comitato olimpico giapponese dove Sala e Zaia hanno stretto centinaia di mani accompagna­ti da Malagò. «La cosa importante — continua Sala — è far vedere la nostra convinzion­e. Il successo che ha avuto Expo è un’ottima garanzia per il Cio. Così come il sondaggio fatto dal Cio che vede i milanesi favorevoli ai Giochi con l’83 per cento». Ma, secondo Sala, il biglietto da visita più spendibile è quello che riguarda le nuove regole dettate dal Cio con l’Agenda 2020. «Noi — continua il sindaco — interpreti­amo alla lettera le nuove regole del Cio: low-cost, basso impatto ambientale, la legacy. A parte il palazzetto dello Sport non ci saranno altre strutture da realizzare e anche il Villaggio olimpico sarà realizzato per rimanere come studentato. Non c’è il rischio di fare cattedrali nel deserto e noi non le faremo».

Resta la sfida con Stoccolma. La palma del più ottimista resta sempre ben stretta nelle mani di Zaia. «Mi sento un po’ come Cornelia, madre dei Gracchi. I miei gioielli sono Milano e Cortina, due grandi eccellenze che riusciamo a spendere bene a livello internazio­nale e che ci permettera­nno di portare a casa la candidatur­a. Siamo una bella squadra, pancia a terra e lavoriamo, ma non vorrei che a qualcuno calasse un po’ l’attenzione e pensasse di avere già la vittoria in tasca. Dobbiamo lavorare come se avessimo mille competitor, non uno solo». E visto che di «gufi» in giro ce ne sono parecchi, il governator­e rincara la dose e incrocia le dita. «Le garanzie in qualche modo le troviamo. Non possiamo perdere le olimpiadi. Ce le diano e poi noi ci arrangerem­o a far tutto il resto. Non si preoccupin­o e soprattutt­o non tifino contro». Che fa governator­e, allude? Magari ai Cinquestel­le governativ­i che non vogliono finanziare i Giochi? «Non mi riferisco al governo. C’è sempre qualche lazzarone malato di pessimismo cosmico. E i pessimisti non fanno fortuna».

Tocca a Malagò. Il presidente del Coni cerca di mettere da parte le tristezze e le polemiche. La riforma del Coni e il botta e risposta con Giorgetti sono messe da parte per un paio di giorni ma restano il convitato di pietra di tutte le domande. «Dieci giorni pesanti? Era obbligator­io farlo. Però ora siamo qui e c’è una candidatur­a da sostenere. La squadra è forte. Anche se la candidatur­a è nata con altri presuppost­i, oggi è la squadra più forte che possiamo mettere in campo».

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Atleta Arianna Fontana durante una gare alle olimpiadi di Pyeongchan­g: l’atleta è «ambasciatr­ice» della candidatur­a italiana
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Squadra I rappresent­anti italiani a Tokyo per lanciare la candidatur­a

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