L’arte per tutti Musei a misura di disabile
Musei a misura di disabile, la sfida di Milano
Prima in Italia per numeri di imprese, associazioni e volontari, l’energia milanese del terzo settore sta piano piano investendo anche i musei. Giovedì 3 dicembre, Giornata internazionale delle persone con disabilità, sarà l’occasione per un bilancio su dove siamo arrivati e che cosa c’è ancora da fare. Se infatti le barriere architettoniche sono ormai superate in tutti i maggiori spazi museali, la semplice possibilità di entrare è un diritto che vale poco quando dopo l’ingresso non c’è più nulla.
In città, sono le Gallerie d’Italia a riservare la maggiore attenzione alle disabilità. Lo spazio espositivo di piazza della Scala ha messo a punto un’offerta straordinaria. Dal 2014 a oggi ha coinvolto centri diurni, residenze sanitarie, associazioni e cooperative per un totale di 282 incontri. Non è una cifra record, ma è la più ampia a Milano. «Lavoriamo sempre con qualcuno, ospedali o associazioni, che ne sa più di noi. E tutti coloro che entrano in contatto con i nostri “ospiti speciali”, affermano di trarne un grande beneficio», assicura Giovanni Morale, responsabile delle Gallerie. I progetti sono studiati ad personam, come il primo avviato, destinato ai malati di Alzheimer e messo a punto con la Fondazione Manuli. «Per altri occhi» è invece l’offerta per ipovedenti e non vedenti. Quest’anno è iniziato anche il progetto per l’autismo che sta riscuotendo grande interesse come quello rivolto ai malati psichici. L’iniziativa più straordinaria è poi la formazione di guide con disturbi mentali: ogni prima domenica del mese, chiunque entra alle Gallerie d’Italia può scegliere di farsi spiegare le opere da una persona con disabilità psichica. Lo slogan è «Avete paura della pazzia? Noi parliamo di arte!». Le esperienze più impegnative sono state con le pazienti anoressiche ospedalizzate e i bambini dell’oncologia pediatrica. «Quando ci sono enti che bussano alla nostra porta noi siamo sempre pronti a collaborare, ma alcune situazioni sono molto difficili da trasformare in appuntamenti fissi», spiega Morale. Che non ha dubbi: quanto più i musei lavorano insieme, tanto più l’esperienza si arricchisce anche nella qualità. Gallerie d’Italia e Pinacoteca di Brera, per esempio, condividono gli incontri per le persone affette da Alzheimer. Ma le collaborazioni cominciano a moltiplicarsi. Per esempio, domani, il 30 novembre e il 1° dicembre la Pinacoteca di Brera, la casa museo Boschi Di Stefano e il museo del Novecento hanno preparato con l’Associazione nazionale subvedenti tre percorsi a ingresso libero. I ciechi godono senza dubbio del maggior numero di offerte, ma il museo del Novecento ha iniziato dal 2013 anche a occuparsi di chi ha problemi di salute mentale. Al Castello, il museo degli strumenti musicali propone laboratori, visite e formazione per non vedenti, ma anche sordi. L’archeologico ha un percorso tattile e un fine settimana al mese organizza visite per alunni con deficit cognitivi lievi.
Insomma si stanno facendo tanti passi avanti anche se alla Galleria d’arte moderna di Torino, per esempio, queste e molte altre iniziative sono routine da quindici anni. L’insegnamento che viene dalla loro organizzatrice, Giorgia Rochas, indica la direzione: «Per una persona con disabilità trovare una visita pensata ad hoc è una valorizzazione del suo tempo, non una ghettizzazione».
I pionieri Per una persona con disabilità trovare in un museo una visita pensata ad hoc è una valorizzazione del suo tempo, non rappresenta una ghettizzazione