Scommettitore accusato di truffa e riciclaggio Annullati i domiciliari
Non c’erano i limiti minimi di pena previsti dalla legge per poterlo arrestare per truffa, e giocare d’azzardo non è «attività speculativa» tale da costituire il presupposto indiziario di autoriciclaggio: per queste due ragioni il Tribunale del Riesame ha annullato la misura cautelare degli arresti domiciliari ai quali quasi un mese fa il gip Alessandra Simion aveva posto, su richiesta dei pm Eugenio Fusco e Luigi Furno, il professionista Roberto Sanna, colto dalle indagini a indurre una serie di imprenditori a versargli 267 mila euro asseritamente destinati a investimenti in impianti fotovoltaici in Iran e Costarica, e invece da egli utilizzati per scommettere alle slot machine di Sisal o Match Point. L’indagato si era avvalso della facoltà di non rispondere, ma ora i giudici Tacconi-CuccinielloSpagnuolo Vigorita nemmeno entrano nel merito della truffa perché, su rilievo del legale Mirko Mazzali, constatano che questo reato, contestato con aggravanti comuni e non a effetto speciale, ha un tetto di pena (da 1 a 3 anni) che per legge non consentiva a pm e gip di chiedere e emettere l’arresto. E l’autoriciclaggio? Per i giudici il reimpiego del maltolto in scommesse non è «rischio» ma «alea»: quindi non è «attività speculativa che, seppure soggetta a rischi, rappresenti comunque un investimento da cui si attende un rilevante utile», ma è «mera spendita di denaro in attività che potrebbero anche non assicurare mai alcun guadagno, e che anzi generalmente conducono alla totale perdita delle risorse, impiegate solo per soddisfare un impulso personale al gioco».