LA STORIA DI UNA RAGAZZA NELLA CLASSE DI FRONTIERA
Caro Schiavi, tra tante notizie deprimenti, vorrei parlare di una realtà educativa che funziona: la scuola. E, soprattutto, la mia scuola: l’Iiss Galilei-Luxemburg. È formata dall’Istituto Galileo Galilei, fondato nel 1938 come unico Istituto italiano per tecnici industriali per l’ottica (via Paravia) cui si è aggiunto dal 2012 l’istituto professionale Statale «Rosa Luxemburg» (quartiere degli Olmi). In questo luogo di frontiera, come scrivete voi, capitano storie come quella di Giada. Frequentava il terzo anno della Formazione regionale per diventare operatore di grafica-multimedia e non si vedeva quasi mai. Scuse tra le più varie. In realtà, gravi problemi familiari ed economici la caricavano di un peso troppo grande da sopportare. Alternava momenti di rabbia ad altri in cui sembrava essere la più diligente della classe. Sapeva che la scuola era la sua possibilità di cambiare qualcosa in una vita così pesante per i suoi 17 anni. Ma nonostante il piano personalizzato di studio e l’attenzione di noi docenti e della preside si vedeva sempre meno. Giada è una delle studentesse che devono cercare un lavoro per sopravvivere. Abita in una casa popolare, e non riesce a pagare alcuna spesa. La madre è depressa, il padre è andato via. Il fratellino è affidato ai servizi sociali e la madre è riuscita a farsi accogliere con lui in una casa famiglia. Vive sola. Come si fa ad essere una studentessa normale, con questa realtà alle spalle? Così si era cercata un lavoro part time come commessa. Avviandosi alla dispersione scolastica. Le sue assenze erano diventate troppe per poter superare l’anno. A gennaio di quest’anno abbiamo trovato il modo per farle fare verifiche, presenze, stage. Perché se non prenderà il diploma adesso, ci siamo detti, Giada non lo prenderà mai più
È finita bene. Giada ha preso il diploma e oggi si è iscritta alla continuazione statale: vuole prendere la maturità. Il suo lavoro come commessa le ha dato sicurezza economica e le ha insegnato quanto sia importante la costanza e l’impegno quotidiani. Questo volevo dire: la scuola, quando funziona bene, con una direttrice come la nostra, è un generatore continuo di opportunità, di idee, e di... bellezza. L’enorme e indicibile bellezza delle opportunità offerte a ragazzi che diversamente non ne avrebbero.
Lascio questa storia come incoraggiamento a tutti gli insegnanti che si impegnano per non lasciare indietro nessuno. Ci sono ragazzi soli, che soffrono la fame, che vivono un disagio enorme: in certi luoghi l’utenza è da brivido sociale. La scuola è un presidio di civiltà.