Anna Valle ironica e snob sul palco del Martinitt
Toni Servillo riprende «Elvira» Le lezioni di Louis Jouvet sull’arte della recitazione
Basti dire che dopo 80 minuti alla fine di «Elvira» al Maly di San Pietroburgo, è salito sul palco Lev Dodin e ha consegnato un mazzo di 30 rose rosse a Toni Servillo e in quel momento anche al suo alter ego Louis Jouvet. Perché lo spettacolo, che torna al Piccolo da stasera dopo due anni di tournée, è la cronaca di una prova del mitico attore francese. «Sono le sette lezioni — dice Servillo — tenute al Conservatoire di Parigi durante l’occupazione nazista, con gli orrori della guerra alle porte. Si prova “Don Giovanni” di Molière, si studia una scena, scavandola: fenomenologia del lavoro del teatro, ex aequo fatica e ispirazione: il teatro è proprio il luogo dove ci si perde per poi ritrovarsi». «Elvira» era già stato fatto da Strehler con la Lazzarini ma ora è andato in giro nel mondo: «Vedere il lavoro apprezzato ovunque è stata una grande emozione: per la terza volta a Pietroburgo, idem a Lione, dove fu scritto il testo, nel teatro dove debuttavano Jouvet e la Bernhardt, Gérard Philippe, Michel Simon. E soprattutto le recite all’Athenée, il teatro di Jouvet, sul suo palco, nel suo camerino, tra i suoi fantasmi. Ci torneremo e lì Paolo Sorrentino girerà una versione cinematografica dello spettacolo».
«Elvira», con la molto premiata Petra Valentini e i due giovani Francesco Martino e Davide Cirri che nel frattempo si sono diplomati, tocca molti cuori. «Nei paesi dell’Est è più facile incontrare un pubblico che crede alla spiritualità del teatro, alla sua interiorità: noi abbiamo minore disponibilità a sospendere l’incredulità per la poesia, ci proteggiamo col cinismo che non fa bene alla grande illusione. Ma quello che chiede Jouvet, è la disponibilità ad attraversare il territorio misterioso e affascinante del lavoro dell’attore, sottraendogli narcisismo ed esibizionismo».
Per Servillo Milano è la seconda città del cuore, ci viene con gioia e continuità, rinsaldando ogni volta un rapporto di amicizia col Piccolo con cui condivide le avventure da 15 anni con Molière, Marivaux, Goldoni, Eduardo. E a Milano lo aspettano due serate speciali: «Ho un bel rapporto con Giuseppina Carutti che cura il Premio Testori e la sera del 17 dicembre leggerò alcune pagine di “Conversazione con la morte”, testo di lancinante bellezza che Testori scrisse dopo la perdita madre e non utilizza quella sua meravigliosa lingua che si fa più semplice, scarna, diretta». E, agenda alla mano, lunedì 11 dicembre al cine Mexico Servillo presenterà il documentario sulla tournée di «Elvira»: «Sarò in sala e invito fin d’ora chi ha voglia, a vedere un film che mostra il lavoro fatto sul testo con gli attori dal primo giorno di prove». Sul fronte cinema ha in uscita il film girato col fumettista Igor, dalla sua graphic novel. «E tornerò poi con Martone per girare un film su Edoardo Scarpetta, il padre dei De Filippo, “Qui rido io”, l’iscrizione sulla sua villa».
Approcci
«Il teatro è ex aequo fatica e ispirazione, il luogo in cui perdersi per poi ritrovarsi»