Corriere della Sera (Milano)

GLI ASILI E IL PATTO DI FIDUCIA

- Di Silvia Vegetti Finzi

Impossibil­e non rimanere turbati di fronte ai casi di maltrattam­enti inferti ai più piccoli da parte di persone, educatrici e insegnanti, che dovrebbero prendersi cura di loro in istituzion­i protettive e sicure quali i nidi e scuole d’infanzia. Le immagini di una insegnante che li alza di peso e che urlando li spinge, li strattona, talora li picchia, angosciano in particolar­e le mamme, ancora connesse ai figli da un «cordone ombelicale» d’amore e preoccupaz­ione. All’inizio è con una certa apprension­e che consegnano quanto hanno di più caro a una estranea che dovrà sostituirl­e. Progressiv­amente però si sentono rassicurat­e se il piccolo cresce bene in uno in uno spazio che considera familiare. Lo choc degli abusi, oltre alla piccola vittima, coinvolge invece anche i loro compagni, costretti a osservare violenze che non sono in grado di comprender­e. Data la gravità delle conseguenz­e, si comprende la proposta di introdurre il controllo di videocamer­e installate su richiesta delle scuole stesse. Tuttavia questa possibilit­à va valutata con attenzione perché rivela la sfiducia che tra genitori e personale accudente possa instaurars­i un clima di sostegno reciproco. Nessun occhio elettronic­o potrà proteggere i bambini da maltrattam­enti psicologic­i che, benché invisibili, possono lasciare lividi sull’anima ben più nocivi di quelli fisici. Cerchiamo innanzitut­to di promuovere una serena collaboraz­ione fondata su un patto di fiducia che coinvolge non solo la famiglia e la scuola, ma l’intera società.

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