GLI ASILI E IL PATTO DI FIDUCIA
Impossibile non rimanere turbati di fronte ai casi di maltrattamenti inferti ai più piccoli da parte di persone, educatrici e insegnanti, che dovrebbero prendersi cura di loro in istituzioni protettive e sicure quali i nidi e scuole d’infanzia. Le immagini di una insegnante che li alza di peso e che urlando li spinge, li strattona, talora li picchia, angosciano in particolare le mamme, ancora connesse ai figli da un «cordone ombelicale» d’amore e preoccupazione. All’inizio è con una certa apprensione che consegnano quanto hanno di più caro a una estranea che dovrà sostituirle. Progressivamente però si sentono rassicurate se il piccolo cresce bene in uno in uno spazio che considera familiare. Lo choc degli abusi, oltre alla piccola vittima, coinvolge invece anche i loro compagni, costretti a osservare violenze che non sono in grado di comprendere. Data la gravità delle conseguenze, si comprende la proposta di introdurre il controllo di videocamere installate su richiesta delle scuole stesse. Tuttavia questa possibilità va valutata con attenzione perché rivela la sfiducia che tra genitori e personale accudente possa instaurarsi un clima di sostegno reciproco. Nessun occhio elettronico potrà proteggere i bambini da maltrattamenti psicologici che, benché invisibili, possono lasciare lividi sull’anima ben più nocivi di quelli fisici. Cerchiamo innanzitutto di promuovere una serena collaborazione fondata su un patto di fiducia che coinvolge non solo la famiglia e la scuola, ma l’intera società.