Quell’intreccio già dipinto da Dino Buzzati
Icreativi incaricati di disegnare il logo delle Olimpiadi 2026 dovevano cercare di sintetizzare lo strano connubio tra Milano e Cortina. E alla fine ne è venuta fuori un’immagine riuscita con il Duomo stilizzato e una pista di slalom al centro. Eppure, il logo giusto esisteva già. Il più famoso quadro di Dino Buzzati, Piazza del Duomo di Milano, è ispirato proprio alle Dolomiti.
Un logo che sintetizzasse il connubio città-montagna e, più nello specifico, il rapporto MilanoCortina. È quello che hanno cercato i creativi per il marchio ufficiale delle Olimpiadi invernali 2026 e trovato alla fine nell’immagine di un Duomo stilizzato, con le guglie verdi, bianche e rosse e una pista di slalom, anch’essa tricolore, che precipita dalla guglia centrale. Un’immagine riuscita: evocativa ed elegante. Eppure, a pensarci bene, il logo giusto esisteva già e porta la firma illustre del giornalista e scrittore di Dino Buzzati. Si tratta del suo quadro più famoso, Piazza del Duomo di Milano, dipinto nel 1952 per un concorso riservato agli scrittori-pittori sul tema della piazza milanese — concorso andato poi a monte perché alla chiamata risposero soltanto Buzzati, Montale e Vergani — ed esposto in pubblico nel 1958, nella sua prima personale Le storie dipinte: unico quadro della mostra non in vendita, custodito e regalato anni dopo come dono di nozze alla moglie Almerina. Che Buzzati fosse profondamente legato a quella tela raffigurante il Duomo come una montagna dolomitica (ispirata alla Cima Canali, una delle più belle delle Pale di San Martino) e i portici e Palazzo Reale come rupi e la piazza come una prateria dove i contadini stanno tagliando il fieno, non deve meravigliare. Perché meglio di qualsiasi altra rappresenta non soltanto la sua predisposizione al fantastico, ma soprattutto le sue due anime: quella di «montanaro» (era nato a San Pellegrino a pochi chilometri da Belluno e fu per tutta la vita un appassionato scalatore) e quella di «cittadino» (abitò sempre a Milano, città cui era legato quanto lo era alle sue montagne). Una sintesi che smentisce l’idea che vivesse sempre la condizione di straniero — montanaro in città e cittadino in montagna — e che avalla la scelta, per alcuni stonata e improbabile, di allacciare nei Giochi invernali 2026 una metropoli alle montagne, Milano a Cortina. Scelta che Buzzati aveva in fondo previsto e che gli sarebbe senz’altro piaciuta.