Corriere della Sera (Milano)

Note «abitabili» per una cattedrale

Landini mette in musica la chiesa di Breslavia

- Enrico Parola

Le grandi partiture sacre di Bach sono spesso paragonate a cattedrali sonore, ma oggi i Pomeriggi Musicali presentano, prima della settima sinfonia di Beethoven (sul podio il maestro giapponese Yusuke Kumehara) e del Concerto per violoncell­o di Schumann (solista il francese Victor JulienLafa­rrière), una vera e propria trasposizi­one in note di una cattedrale, riflessa nelle sue proporzion­i, nei suoi volumi e nelle sue figure. E non una cattedrale generica, ma quella polacca di Breslavia dedicata a San Giovanni: in prima esecuzione assoluta Carlo Alessandro Landini presenta «View of the Cathedral of Wroclaw from the river Odra» (Veduta della cattedrale di Breslavia dal fiume Odra), composto due anni fa e premiato nell’ambito del concorso internazio­nale «Wroclaw capitale europea della cultura 2016».

«Ho fatto qualcosa di non molto diverso da quanto Guillaume Dufay fece nel 1436, quando compose il suo mottetto “Nuper rosarum flores” pensando alle misure della cupola del Brunellesc­hi per la cattedrale di Santa Maria del Fiore a Firenze», spiega il 64enne compositor­e milanese, che dopo essersi diplomato nel conservato­rio cittadino si è perfeziona­to a Parigi con Messiaen, per poi studiare con Donatoni a Siena e con altri grandi autori del 900 come Ligeti, Xenakis e Lutoslawsk­i. Nel suo catalogo figura una Sonata, la quinta, che è entrata nel Guinness dei primati come più lungo brano pianistico mai composto: dura addirittur­a sette 7 ore. La «Veduta» che risuona stasera al Dal Verme ha una durata ben più contenuta, poco più di un quarto d’ora: le dimensioni, le proporzion­i e le misure non sono qui dettate dall’estro inventivo, ma da un’architettu­ra reale e perfettame­nte quantifica­bile. «Nel panorama attuale mancano in generale le commistion­i e le ibridazion­i fra musica e architettu­ra che recuperino o in qualche modo si ispirino a quelle auspicate a sue tempo da Iannis Xenakis, di cui fui allievo nel 1978 mentre risiedeva ad Aixen Provence, e poco dopo anche da Luigi Nono col suo “Prometeo”, che pensò di concerto con Renzo Piano. In questo brano ho riletto il problema a modo mio, sperando di aver dato vita a un’architettu­ra musicale e, come tale, abitabile». Uno spazio sonoro definito dalla struttura portante, dall’alzato, dalle dimensioni delle mura perimetral­i e dalla scansione delle navate della cattedrale polacca, che il pubblico potrà visitare e ammirare, ascoltando­la.

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Prima esecuzione Il compositor­e milanese Carlo Alessandro Landini, 64 anni

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