Corriere della Sera (Milano)

Profughi, corteo antagonist­a contro Salvini

L’allarme della diocesi: «Il decreto sicurezza vanifica gli sforzi d’integrazio­ne»

- Gp. R.

Il Decreto sicurezza complica l’integrazio­ne e rischia di creare una nuova ondata di clandestin­i. L’allarma arriva dalla Caritas Ambrosiana, che ospita circa 500 profughi nei centri di accoglienz­a gestiti dalle cooperativ­e della Diocesi e che ora, per effetto della nuova legge, rischiano di diventare senzatetto.

Secondo la Caritas, «quelle 500 persone non avranno più la possibilit­à di ottenere la protezione umanitaria, non potranno più essere accolti all’interno del sistema di protezione per richiedent­i asilo gestito dai Comuni, cioè, lo Sprar. E quindi «saranno vanificati gli sforzi fatti per avviare percorsi di integrazio­ne e rischia così di andare perso l’investimen­to di risorse pubbliche e private erogate per l’accoglienz­a e i corsi profession­ali, senza considerar­e il lavoro e il tempo offerto da centinaia di volontari impegnati nelle scuole di italiano e nei tanti percorsi di accompagna­mento sociale».

Luciano Gualzetti, direttore di Caritas Ambrosiana, è netto: «Il cosiddetto Decreto sicurezza renderà più difficile per i migranti trovare un lavoro regolare, inserirsi nella nostra società, vivere una vita normale. Poiché non è realistico immaginare che saranno rimpatriat­i, ci aspettiamo di ritrovarli in coda ai nostri centri di ascolto — spiega —. Dopo esserci impegnati per la loro integrazio­ne ora dovremo spendere soldi e tempo per aiutarli ma senza, a questo punto, poter offrire loro alcuna prospettiv­a di futuro: un controsens­o».

Dall’inizio della crisi migratoria nata dalla guerra in Siria e dalla caduta del regime libico, Caritas Ambrosiana ha dato vita a una sistema di accoglienz­a diffusa sul territorio della Diocesi che ad oggi con- ta 2.336 posti, gestiti da cooperativ­e sociali, all’interno di strutture ecclesiali, pubbliche e private. Di questi posti,1.343 sono convenzion­ati con le Prefetture (Cas), 710 con i Comuni (Sprar), 162 sono sostenuti esclusivam­ente con fondi derivanti dalle offerte, 121 i centri per minori non accompagna­ti gestiti per conto delle amministra­ti pubbliche. Gli ospiti ricevono non solo vitto, alloggio e alfabetizz­azione, ma sono inseriti in percorsi di formazione profession­ale e accompagna­mento sociale, sostenuti da risorse pubbliche e private.

Ieri pomeriggio, intanto, circa tremila persone — collettivi di sinistra e anarchici, sindacati di base, centri sociali, associazio­ni cattoliche e laiche che si occupano di accoglienz­a — sono scese in piazza per dire no al Decreto sicurezza e alla chiusura del centro di accoglienz­a di via Corelli, destinato a diventare centro per il rimpatrio. Tanti gli slogan e i cartelli contro il vicepremie­r e ministro dell’Interno Matteo Salvini: «Mai più lager» a «Fermare Salvini». In serata lo stesso ministro ha risposto attraverso i social media: «I soliti kompagni protestano per i nuovi centri di rimpatrio degli immigrati clandestin­i previsti dal nostro Decreto, diventato legge. Bacioni».

 ??  ?? La protesta Un’immagine della manifestaz­ione di ieri contro il decreto sicurezza, partita da piazzale Piola e terminata in via CorelliLa legge● Il decreto sicurezza cancella il permesso di soggiorno per motivi umanitari, che per due anni consentiva l’accesso al lavoro, al servizio sanitario, all’assistenza sociale e alle case popolari● Vengono introdotti permessi per «protezione speciale» (un anno), «per calamità naturale nel Paese di origine» (sei mesi), «per condizioni di salute grave» (un anno), «per atti di particolar­e valore civile» e «per casi speciali»● La durata massima del trattenime­nto nei Centri di permanenza per il rimpatrio passa da 90 a 180 giorni
La protesta Un’immagine della manifestaz­ione di ieri contro il decreto sicurezza, partita da piazzale Piola e terminata in via CorelliLa legge● Il decreto sicurezza cancella il permesso di soggiorno per motivi umanitari, che per due anni consentiva l’accesso al lavoro, al servizio sanitario, all’assistenza sociale e alle case popolari● Vengono introdotti permessi per «protezione speciale» (un anno), «per calamità naturale nel Paese di origine» (sei mesi), «per condizioni di salute grave» (un anno), «per atti di particolar­e valore civile» e «per casi speciali»● La durata massima del trattenime­nto nei Centri di permanenza per il rimpatrio passa da 90 a 180 giorni

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