Corriere della Sera (Milano)

Peter Flor «romantico» con Liszt e Musorgskij

La compagnia Bamsemble Company debutta al Parenti con «Salt»

- Livia Grossi

«Siamo in venti e arriviamo da otto Paesi diversi, dall’Italia al Messico, dal Nepal alla Corea, tutti insieme sullo stesso palco per dichiarare che la differenza è un valore». La compagnia Bamsemble Company debutta domani al Teatro Franco Parenti con «Salt. The Marvellous Puppet Show» , la loro prima creatura liberament­e tratta da «El Retablo de las Meravillas» di Miguel de Cervantes, un testo del 1615 dove la satira obliqua al testo (sul retablo cioè sul quadro dove dovrebbero scorrere le immagini create da un duo d’attori che chiederà denaro in cambio di fantasia) suggerisce che il valore non deriva dalla purezza del sangue ma da capacità individual­i. Molto più di uno spettacolo, una dichiarazi­oni d’intenti: La nostra compagnia è un collettivo composto da attori, cantanti, ballerini, musicisti, mimi, acrobati, mascherato­ri, scenografi e costumisti», dice Andrea Cavarra, «ognuno di noi potrebbe continuare a lavorare in giro per il mondo, invece abbiamo deciso di unire gli sforzi per un unico obiettivo: riflettere sul tema del razzismo e delle discrimina­zioni, parlando un linguaggio semplice, capace di arrivare a tutti. In Italia a differenza di altri Paesi, il teatro popolare “colto” ha poco spazio».

Con un linguaggio comico, ispirato anche alla Commedia dell’arte (regia di Jon Kellam) va in scena una città del futu- ro circondata da altissime mura bianche di sale, una sorta di fortino post apocalitti­co costruito per difendersi da ogni possibile invasione: «Qui i cittadini vivono con le loro uniche ricchezze, sale e acqua», anticipa Cavarra, «un mondo che è costato caro ai suoi abitanti, ognuno di loro ha dovuto eliminare qualcun altro a partire dai più pericolosi, i ‘troppo tolleranti’, tutti dunque vivono con il proprio scheletro nell’armadio. Un equilibrio insostenib­ile che presto si frantumerà con l’arrivo in città di tre artisti che svelano le ipocrisie su cui si basa questa comunità». Un finale che tra un numero circense, un ballo e una canzone, musica antica ed elettronic­a dichiara il proprio credo, la possibilit­à di invertire la rotta: «Ognuno di noi ha portato con sè il proprio desiderio di cambiare, la voglia di dire che la razza pura non esiste: io parlo sei lingue e giro il mondo da sempre, so bene quanto l’incontro con le altre culture è impegnativ­o, ma se superiamo le difficoltà il risultato è cento volte più soddisface­nte». Infine un chiariment­o sul «Puppet Show» inserito nel titolo: «Qui non ci sono burattini, ma solo personaggi manipolati, ovvero tutti noi: i grandi sistemi economici e politici ci hanno messo uno contro l’altro per soddisfare meglio i loro interessi».

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 ??  ?? Ispirato al Seicento Una scena di «Salt - The Marvellous Puppet Show
Ispirato al Seicento Una scena di «Salt - The Marvellous Puppet Show

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